Torna di attualità la questione naspi per i lavoratori stagionali, che restano i più colpiti dal nuovo ammortizzatore sociale previsto dal Jobs Act di Renzi. Una indennità che come durata diventa molto penalizzante per questa tipologia di lavoratori che di solito lavorano pochi mesi all’anno, spesso solo nei mesi delle vacanze estive. Sono i lavoratori comunemente impiegati negli stabilimenti balneari, negli alberghi e in tutte le altre attività turistiche e ricettive. La durata del lavoro ridotta a parte dell’anno si traduce per questi lavoranti in un ancora più ridotto periodo di copertura da ammortizzatore sociale.

Ecco perché come successo negli ultimi anni, anche per il prossimo il Governo medita interventi. Lo ha ribadito il Ministro Poletti durante il Question Time alla Camera del 22 novembre.

Una questione che resta anomala

La durata della Naspi si interfaccia con il lavoro svolto nel quadriennio precedente la domanda di disoccupazione, quindi nei 4 anni precedenti la perdita del lavoro. Il sussidio dura per un periodo massimo pari alla metà delle settimane lavorate in questi ultimi 4 anni. Già così appare evidente la ridotta durata del sussidio per gli stagionali che magari riescono a trovare impiego solo per 3 o 4 mesi all’anno. Se a questa modalità di calcolo già di per sé penalizzante si aggiunge il vincolo del non utilizzo dei vecchi periodi di lavoro per altri indennizzi per disoccupati, la situazione per questi lavoratori appare complicata.

Infatti un cavillo della Naspi e del suo pacchetto normativo è che sono utili al calcolo tutti i periodi di lavoro che non sono stati già utilizzati da questi lavoratori per le altre indennità degli altri anni, a partire dalla requisiti ridotti e fino alla Aspi o Mini Aspi. Stando alla regola generale a questi lavoratori restano utili solo i mesi lavorati nell’ultimo anno, cioè la scorsa estate.

Infatti, quasi tutti questi lavoratori ogni anno ricorrono alla disoccupazione per coprire i periodi in cui le strutture presso cui prestano attività sono chiuse o riducono l’organico dei dipendenti per evidenti ragioni derivanti dalla tipologia di lavoro. Per 4 mesi di lavoro spettano 2 mesi di disoccupazione, rendendo il periodo di vuoto reddituale per questi lavoratori pari alla metà di un anno.

Anche i legislatori si sono accorti di questa evidente anomalia, senza però correggere il testo della misura ma intervenendo di anno in anno con soluzioni tampone e temporanee.

Si continua con interventi a tempo

Il decreto n° 22 del 4 marzo 2015 è quello che ha riordinato il campo degli ammortizzatori sociali per coloro che perdevano involontariamente l’impiego, facendo nascere la Naspi. Già nel 2015, cioè nell’anno in cui la misura nasceva, l’Esecutivo di allora intervenne sanando la posizione degli stagionali in relazione al trattamento di integrazione salariale limitando la durata massima di sussidio a 6 mesi. Questo per tutti gli eventi di perdita del lavoro da maggio a dicembre 2015. In più vennero resi buoni anche i periodi già utilizzati in precedenza per le altre indennità relativamente alla perdita di lavoro sempre in quel periodo.

Lo scorso anno invece, per salvaguardare la situazione si allungò di un mese la Naspi agli stagionali che avrebbero dovuto percepire massimo 3 mesi di sussidio e che potevano dimostrare di aver avuto attività di tipo stagionale in 3 degli ultimi 4 anni. Adesso il Ministro Poletti ha ribadito l’intenzione di utilizzare un intervento simile anche per gli eventi di disoccupazione nati nel 2017. Si pensa di disporre la proroga della Naspi, intesa come durata, in favore dei lavoratori che hanno svolto attività stagionale con continuità, cioè sempre in 3 degli ultimi 4 anni. Questa volta la proroga potrebbe essere compresa tra uno e quattro mesi.