Dopo l’uscita della Legge di Bilancio alcune cose in materia previdenziale appaiono più chiare. La Legge Fornero, se mai ci fosse qualche dubbio, non è stata cancellata e nemmeno riformata. Nonostante l’incessante lavoro sul tema, con i ripetuti incontri tra Governo e sindacati e le innumerevoli proposte che quotidianamente partiti di maggioranza e minoranza presentano, il sistema previdenziale resta ancorato a quella tanto odiata riforma. Gli effetti della Legge Fornero continueranno a vessare i cittadini che stanno cercando di raggiungere la pensione, che nel frattempo si sposterà ancora di più in avanti negli anni.

Dal 2019 la pensione di vecchiaia salirà a 67 anni di età con 20 di contributi e l’inasprimento, come ormai si sa, deriva dall’applicazione del meccanismo dell’aspettativa di vita come previsto già nel 2012 proprio dalla riforma Fornero. Dopo molti anni, quindi, nulla è stato possibile fare per disinnescare questo particolare meccanismo che ha assunto maggiore forza ed efficacia con la conferma dell’aumento della vita media degli italiani certificata pochi giorni fa dall’Istat. La pensione troppo in avanti con gli anni, però, resta un argomento sul quale si cercano soluzioni e l’occasione giusta potrebbe essere la Legge di Bilancio che in questi giorni è in Parlamento per le proposte correttive, gli emendamenti.

Qualcosa potrebbe essere fatta, soprattutto sul punto relativo all’aumento dell’età pensionabile dal 2019.

Requisiti di accesso diversi per tipologia di lavoro

Eloquente sulla piega che sta prendendo l’idea di fondo per sistemare, seppur di poco, la questione aspettativa di vita è un articolo del noto quotidiano economico “Il Sole24Ore” del 2 novembre.

La mancanza di coraggio dell’attuale Esecutivo, da più parti sottolineata, che avrebbe potuto far slittare il decreto sull’aspettativa di vita di 6 mesi, cioè dopo le elezioni, sembra un problema risolto. Nessun rinvio sulla decisione, nonostante la stessa sia un provvedimento che renderà poco popolare l’attuale Governo. Presto i 5 mesi in più di età per centrare la pensione di vecchiaia saranno confermati.

Governo e sindacati sono chiamati a trovare una intesa, con un nuovo summit che si terrà oggi e che farà da preludio al successivo già calendarizzato per il 13 novembre. In quella data si metteranno in pratica i correttivi su cui si sta lavorando, che potrebbero far evitare l’inasprimento alle stesse categorie di lavoratori a cui sono destinate Ape sociale e quota 41, cioè i lavori gravosi. In pratica, l’aumento dell’età pensionabile sarà diversa a seconda della tipologia di attività lavorativa svolta.

Le soluzioni

Una aspettativa di vita calcolata a seconda delle mansioni e, soprattutto, su carattere triennale, sarebbe una prima soluzione. Come riporta il quotidiano, probabile anche l’estensione delle categorie di lavoratori da considerare salvaguardabili, quindi oltre le 11 categorie previste per Ape e precoci.

Inoltre, si valuta di considerare questi calcoli su base annuale, per renderli più vicini alla vera stima di vita che annualmente certifica l’Istituto Nazionale di Statistica. Una stima di vita che non sempre è in aumento, come è successo nel 2015 quando sempre l’Istat, ne sancì la diminuzione. In questo caso, i sindacati chiedono che le età per la pensione possa scendere qualora la media di vita dei lavoratori, differenziati sempre per tipologia di lavoro, scenda. Un provvedimento questo che sarebbe rivoluzionario, perché intaccherebbe un paletto che la stessa Legge Fornero lasciò in eredità con la sua riforma, cioè che in nessun caso l’età pensionabile possa retrocedere. Tutte queste situazioni provengono dal tavolo tecnico tra sindacati e Governo e sono state messe a punto il 1° novembre quando le parti sociali vennero convocate a Palazzo Chigi da Gentiloni.

Il ministro dell’Economia Padoan ha confermato tutto quello che bolle in pentola e, pertanto, salvo sorprese, qualcosa per distaccare i lavori gravosi dall’inasprimento previsto per il 2019 dovrebbe essere obbligatoriamente fatto. Resta da vedere se il 13 novembre quanto proporrà il Governo troverà l’accordo dei sindacati per una intesa che, mai come in questa fase, sembra vicina.