Il pacchetto Pensioni del governo entra ufficialmente nella Legge di Bilancio, come confermato dai colleghi de La Stampa, al termine del confronto con i sindacati. Mentre Cisl e Uil hanno dato il loro appoggio alle proposte presentate dal premier Paolo Gentiloni, affiancato dai ministri dell'Economia, Lavoro e Pubblica Amministrazione, dall'altra parte si è registrato il rifiuto da parte della Cgil, con Susanna Camusso che ha annunciato una mobilitazione nelle maggiori piazze italiane per la giornata del prossimo 2 dicembre. La novità principale è rappresentata dal blocco dell'aspettativa di vita per le 15 categorie di lavoratori addetti a mansioni gravose.

Alle 11 dell'Ape social sono state aggiunte anche quelle relative ai siderurgici, agricoli, marittimi e pescatori.

I numeri del pacchetto pensioni

Saranno 14.600 le persone addette a lavori gravosi che beneficeranno dell'uscita a 66 anni e 7 mesi anche nel 2019, nonostante l'aumento di 5 mesi previsto sulla base del meccanismo dell'aspettativa di vita, che porterà la pensione di vecchiaia a 67 anni a partire dal 1° gennaio 2019. Il governo prevede una spesa, a regime, di importo pari a 300 milioni di euro.

Numeri che differiscono notevolmente da quelli presentati in precedenza in occasione di uno studio del sindacato Cgil, secondo cui la misura del blocco della speranza di vita porterà reali benefici a 4.305 lavoratori, che rappresentano il 2,18 per cento delle uscite anticipate del prossimo anno.

Inoltre, vi è anche una revisione della reale spesa che lo Stato dovrà sostenere per rendere possibile tale misura. Se le fonti ufficiali parlano di 300 milioni di euro, la Cgil ribatte con 46 milioni di euro spalmati in un triennio. Se a questi si aggiungono poi i milioni da investire nella previdenza complementare, il saldo finale riporta la cifra di 61.840.173 euro.

Rinviato il discorso sull'Ape social

Nel pacchetto pensioni inserito nella Legge di Bilancio per il 2018 non rientrerà invece l'allargamento della platea dell'Ape social, come confermato dai colleghi de La Stampa. La misura non è finita in un cassetto, per essere dimenticata, ma verrà discussa nelle prossime settimane. Nessuna novità invece per quanto riguarda un ipotetico allargamento delle maglie per la quota 41 dei lavoratori precoci.

Per quest'ultima categoria, chi non rientra nelle nuove misure del governo, dovrà sempre fare riferimento all'ex pensione di anzianità.

Tornando sulla rottura con il governo e gli altri due sindacati, la leader della Cgil Susanna Camusso ha ribadito - durante un'intervista rilasciata ai microfoni di Radio Anch'io di Radio 1 - come le distanze sulle pensioni fossero enormi, sottolineando come "il sistema previdenziale attuale sia profondamente ingiusto per i giovani e peraltro molto costoso". La numero numero del gruppo sindacale ha aggiunto che, nel corso dei prossimi giorni, valuterà se ci sia margine per ulteriori iniziative dopo quella fissata per il prossimo 2 dicembre.

Intanto, da lunedì prossimo Annamaria Furlan, insieme ad una delegazione della Cisl, incontrerà i vari gruppi parlamentari per confermare la posizione assunta nel corso del confronto con il governo sul tema delle pensioni.

Il primo incontro è fissato per lunedì 27 novembre alle ore 10, con il gruppo parlamentare del Partito democratico, sia di Camera che Senato. Nelle giornate successive seguiranno nuovi incontri con i gruppi delle altre forze politiche. Per avere tutti gli aggiornamenti sul capitolo previdenziale, continuate a seguirci anche nei prossimi giorni.