Oggi i sindacati ed il governo si confronteranno sul capitolo Pensioni, in particolare sul blocco dell'aspettativa di vita di cui beneficerebbero 15 categorie di lavoratori, undici dell'Ape social più altre quattro nuove (siderurgici, marittimi, pescatori e agricoli). Alla vigilia dell'incontro, la Cgil ha espresso la propria posizione fortemente critica nei confronti dell'ultima proposta dell'esecutivo Gentiloni, ritenuta ampiamente insufficiente dalla leader Susanna Camusso ed il segretario confederale Roberto Ghiselli.

I temi del confronto di oggi

Sul blocco dell'aspettativa di vita verterà principalmente il tavolo di confronto odierno fra governo e sindacati. Cgil, Cisl e Uil chiedono la sospensione dell'aspettativa di vita ed una revisione del calcolo. Dall'altra parte, l'esecutivo ha proposto di mantenere la pensione a 66 anni e 7 mesi per determinate categorie di lavoratori ed una modifica sul calcolo. Su quest'ultimo aspetto, le sigle sindacali hanno apprezzato il passo avanti compiuto dai tecnici di Palazzo Chigi. Parti ancora lontane invece per quanto riguarda la prima proposta governativa.

Uno studio della Cgil, presentato alla vigilia del faccia a faccia odierno, mette in evidenza i numeri reali dell'iniziativa del governo.

I lavoratori che beneficerebbero del blocco della speranza di vita sarebbero in totale 4.305, corrispondenti al 2,18 per cento delle persone che escono dal mondo del lavoro attraverso la pensione anticipata. Inoltre, l'importo della spesa, spalmato in tre anni, è ben lontano da quello pubblicizzato nei giorni scorsi sui media: poco più di 46 milioni di euro contro i 300 milioni ipotizzati precedentemente.

I restanti temi della fase 2 della riforma pensioni dovrebbero essere trattati a margine se non trascurati del tutto, come denunciato da Susanna Camusso in settimana. Fra questi, ricordiamo la pensione dei giovani, sulla quale in estate si era parlato di un'ipotetica somma di denaro da destinare ai giovani e alle future generazioni, salvo poi cadere nel dimenticatoio.

Ugualmente l'Ape donna, un nuovo strumento di flessibilità pensionistica per le donne che prevedeva la valorizzazione dei lavori di cura, con un bonus contributivo pari a 6 mesi per ogni figlio partorito o adottato, fino ad un massimo di 2 anni di sconto.

Rimane un punto interrogativo l'Opzione Donna. Nella giornata di giovedì una ristretta delegazione del gruppo Opzione Donna Proroga al 2018 si è presentata nelle sedi di Cgil, Cisl e Uil per riportare all'attenzione il tema, ricordando il punto 10 della piattaforma unitaria presentata dai sindacati a settembre e manifestando il proprio appoggio nell'eventualità di uno sciopero generale contro il governo qualora non arrivino le risposte adeguate, sia sulla proroga sia sul destino degli esodati esclusi dall'ottava e ultima salvaguardia.

L'eventuale manifestazione che porterebbe nuovamente i lavoratori in piazza avrebbe anche già una data, quella del prossimo 2 dicembre.

Le lavoratrici chiedono ancora la pubblicazione dei contatori di Opzione Donna. Senza conoscere i fondi rimasti, sarebbe impossibile pensare ad una misura volta a prorogare il regime sperimentale che consente alle donne di andare in pensione con 35 anni di contributi prima dei 60 anni. Per questo motivo, rimane cruciale il tema "contatore", sottolineato più volte nella manifestazione dello scorso 8 novembre in piazza Montecitorio a Roma. Seguono aggiornamenti in giornata in merito alle prime novità che emergeranno dal confronto fra governo e sindacati.