Tra ritardi e rinvii l'Ape sociale si sta dimostrando un fallimento annunciato. E' quanto sostengono diversi commentatori ed esperti, come Morena Piccinini, Presidente dell'Inca. In effetti, la misura di sostegno al reddito doveva partire, ormai, 7 mesi or sono. Ma, anche se il Governo ha assicurato che entro la fine del mese di dicembre dovrebbero arrivare i primi pagamenti, con tanto di arretrati, siamo di fatto all'ennesimo rinvio. Cerchiamo, quindi, di capire a che punto siamo e cosa possono attendersi i cittadini e lavoratori nell'immediato futuro.

Le previsioni sull'assegno

Anche se, come dicevamo, il Governo ha assicurato che erogherà i primi denari già questo mese, materialmente secondo un'indagine effettuata dalla rivista del patronato Inca, 'Esperienze', i soldi saranno effettivamente nella disponibilità dei lavoratori solo da gennaio 2018. Almeno, per quanto riguarda coloro che hanno fatto richiesta e rientrano nella categoria dei lavoratori precoci. Questo concorderebbe anche con un analogo comunicato emesso dall'Inps ai primi di questo mese di dicembre.

Anche se le responsabilità dei ritardi non sono tutte dell'Ente previdenziale, in quanto anche il Governo ci ha messo del suo pubblicando il decreto attuativo nella Gazzetta Ufficiale solo il 16 giugno, comunque la situazione non è ancora del tutto chiara.

L'analisi dell'Inca sulle richieste di Ape sociale

L'ultima data utile per presentare la domanda di Ape sociale era il 30 novembre 2017. Successivamente, l'Inps ha reso pubblici i dati relativi alle due tranche di richieste pervenute all'Ente previdenziale. E i risultati sono alquanto deludenti. Infatti, su un totale di circa 66 mila richieste pervenute, quelle accolte, tra il 15 ottobre 2017 e il 30 novembre 2017 sono state solamente poco più di 24 mila e 500.

In termini percentuali stiamo parlando del 37% circa.

Nel frattempo, sempre secondo il comunicato dell'Inps, si sta terminando il riesame di quasi 12 mila domande precedentemente rigettate e poi riprese in considerazione a seguito dell'interpretazione estensiva data dal Ministero del Lavoro con una Circolare esplicativa. Il riesame dovrebbe completarsi in questi giorni.

Di queste 12 mila domande l'Inps comunica che fino ad ora ne sono state accolte circa 4 mila. Quindi, ancora qualcosa come 8 mila lavoratori sono in attesa di ricevere una risposta definitiva alla loro istanza. Una percentuale, in questo caso, di circa il 70%.

I motivi del fallimento

L'Inca afferma che il fallimento dell'Ape sociale era stato in qualche modo già anticipato dall'Inps a ottobre 2017. A quella data l'Ente previdenziale stimava che, con tutto il riesame, circa il 50% delle domande sarebbero state rigettate, lasciando inutilizzati i fondi stanziati per coprire la misura di sostegno al reddito. Secondo un analogo studio pubblicato dalla Cgil, le risorse inutilizzate ammonterebbero a circa 540 milioni di euro.

Risorse che non entreranno più nel capitolo previdenza e andranno, probabilmente, perse. Per il segretario confederale della Cgil, Sergio Ghiselli, è necessario intervenire sui vincoli posti dalla legge di Bilancio per porre rimedio alla situazione ed evitare che si creino altri residui.

I correttivi proposti dalla Cgil

Per la Cgil, in definitiva, occorre ridurre il requisito anagrafico dei lavoratori precoci dai 36 anni ai 30 anni. Nello stesso tempo il requisito della continuità professionale dovrebbe passare da 6 anni su 7 a 7 anni su 10. Infine viene richiesta una semplificazione delle procedure per i lavori gravosi e l'eliminazione dell vincolo del tasso di tariffa Inail del 17 per mille.