Studi troppo teorici, bassa correlazione tra titoli e competenze, inefficacia dei percorsi di formazione tecnica, competenze inadeguate per le esigenze dell’Industria 4.0 e predominanza del network personale nel processo di ricerca del lavoro. E’ questo il quadro delineato dall’Ocse in materia di rapporto tra formazione e professione in Italia, tema analizzato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico nel report “Ottenere le giuste competenze”, pubblicato venerdì 15 dicembre. Dai dati, rielaborati sulla base delle informazioni raccolte a ottobre nell’ambito dell’indagine sulle competenze nel mercato del lavoro italiano, emerge che nel nostro Paese il 35% delle persone svolge un lavoro che non è in linea con quello per cui ha studiato.

A ciò si aggiunge la saturazione del mercato del lavoro, che alimenta sempre di più la “fuga di cervelli”, spingendo i lavoratori a cercare all’estero incarichi più prestigiosi e meglio retribuiti. Per reagire al problema, l’Ocse suggerisce di puntare sulle competenze, ma su quelle giuste.

La formazione tecnica e professionale

La questione dell’efficacia della formazione, secondo l’Ocse, costituisce un problema sotto diversi aspetti. Se da una parte, infatti, c’è un elevato numero di lavorati che non possiede competenze di alto livello o, quanto meno, soddisfacenti, dall’altra vi sono lavoratori ultra-qualificati per le posizioni lavorative disponibili. Talvolta, l’acquisizione di competenze sbagliate deriva dalle scelte relative alla formazione che, se non vengono orientate nella direzione giusta, possono portare alla specializzazione in settori per i quali la domanda di lavoro è più bassa.

L’unico modo per ovviare al problema sarebbe potenziare l’efficacia dei percorsi di formazione tecnica e professionale, che spesso vengono considerati come opzioni educative di basso-medio livello, in modo da rafforzare il ventaglio di competenze acquisibili attraverso percorsi formativi di questo genere ed evitare che il contesto socioeconomico di provenienza influenzi l’aut aut tra i licei, da una parte, e gli istituti tecnici e professionali, dall’altra.

Esigenze del mercato e competenze digitali

I titoli di studio, molte volte, danno indicazioni deboli su ciò che studenti e lavoratori sono realmente in grado di fare. La situazione migliora nel caso di laureati provenienti da percorsi formativi che forniscono competenze professionali e tecniche di alto livello, ma in tutti gli altri casi il processo di selezione e assunzione si complica, soprattutto per i neolaureati, che ancora non hanno maturato esperienze professionali.

Inoltre, se il selezionatore preferisce canali di reclutamento informali piuttosto che ufficiali, le Offerte di lavoro non sono accessibili per chi non ha un buon network personale o professionale. Il rapporto dell’Ocse, tuttavia, riconoscendo le differenze tra il mercato del lavoro meridionale e settentrionale, affronta anche il tema dell’allineamento delle competenze disponibili con le esigenze dei diversi mercati dell’Italia. In ciò, un’attenzione particolare è stata data alle competenze digitali, che costituiscono una sfida per tutti i Paesi Ocse. In un contesto economico ormai orientato all’internazionalizzazione, infatti, solo l’adozione di nuove tecnologie può rendere possibile la trasformazione della produzione e la promozione dell’Industria 4.0.

Buona Scuola e Jobs Act

Quanto agli interventi adottati dal governo Renzi in materia di formazione e lavoro, l’Ocse sostiene che essi costituiscano un’opportunità di crescita nella misura in cui avvicinino la formazione alle esigenze delle imprese e riformino il mercato del lavoro introducendo un nuovo quadro normativo che regoli i rapporti tra i datori di lavoro e i dipendenti.