Dal 2019 e così fino al 2020, le Pensioni ed i loro requisiti di accesso si allontaneranno di altri 5 mesi. Questo dopo il decreto della Ragioneria di Stato e del Ministero del Lavoro che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale è un dato definitivo. Ok anche all’esonero da questo inasprimento per le 15 categorie dei lavori gravosi e per la misura della pensione anticipata per lavori usuranti. L’aspettativa di vita è la responsabile di questo aumento di requisiti perché l’Istat ha certificato l’aumento della vita media degli italiani nel triennio 2014-2016.

Con ogni probabilità, nel 2020 ci saranno di nuovo inasprimenti, sempre che l’aspettativa di vita continui questo trend in aumento. Cambiano però le modalità con cui i dati Istat influiranno sui requisiti per l’accesso alle pensioni. Dalla media generalizzata si passerà a quella biennio su biennio, fermo restando che anche nell’ipotesi di uno stallo della stima di vita degli italiani, o in un suo regresso come nel 2015, i requisiti di accesso non scenderebbero comunque, bloccati dalla carenza di risorse dello Stato e dal pericolo di insostenibilità da parte del sistema pensionistico. Il pacchetto pensioni di cui tanto si parla e che sarà inserito nella Legge di Bilancio che il 19 dovrebbe essere approvata si lega molto all’aspettativa di vita perché i provvedimenti in esso contenuti riguardano quasi esclusivamente questo aspetto.

L’unica cosa che potrebbe emergere tra le novità sulle pensioni è uno sconto alle donne in termini di contributi utili alla pensione, ma limitato a singole misure e non all’intero universo delle lavoratrici.

Ape sociale

L’Ape sociale è la misura che consenti di accedere alla pensione di vecchiaia a partire dai 63 anni. Più che l’età però incide la distanza dei lavoratori dalla pensione di vecchiaia, perché la misura è appannaggio di chi si trova a non più di 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia.

Salendo a 67 anni il requisito anagrafico per la quiescenza dal 2019, evidente che anche l’Ape sociale sarà percepibile solo a 63 anni e 5 mesi. Le platee dei beneficiari dell’Anticipo Pensionistico però saranno maggiori nel 2018 proprio perché il Governo nel detonare in parte l’inasprimento derivante dall’aspettativa di vita, ha esteso a 15 le categorie di lavori gravosi a cui era destinata, tra gli altri, proprio l’Ape sociale.

In definitiva, marittimi, pescatori, braccianti e siderurgici si vanno ad aggiungere a facchini, edili, maestre di asilo, infermieri e così via. Tutti soggetti che avranno il vantaggio di poter accedere all’Ape sociale con 36 anni di contributi o che non subiranno l’aumento a 67 anni per la pensione di vecchiaia o quello a 43 anni e 3 mesi di contributi per la pensione anticipata.

Capitolo lavoratrici

Anche il tanto decantato sconto offerto alle donne che troppo spesso lasciano carriere e lavoro per la cura della propria famiglia ha delle particolarità da sottolineare. Un intervento questo che è sempre stato al centro dei vari e ripetuti incontri tra Governo e sindacati. Sconto in termini di requisiti di accesso che serve a rendere più facile l’accesso alle pensioni alle donne che evidentemente hanno meno possibilità degli uomini di avere carriere contributive in continuità.

I sindacati durante la discussione sulla fase 2 di riforma chiedevano sconti nell’ordine di 3 anni massimo, cioè un anno per figlio avuto. Il Governo inizialmente pareva spingere su 6 mesi di sconti contributivi a figlio per un massimo di 2 anni di abbuono. Il provvedimento che si andrà ad inserire appare una via di mezzo, perché consentirà di avere uno sconto di massimo 2 anni nell’ordine di un anno per figlio avuto. Va detto però, per evitare equivoci che sembrano siano già largamente visibili dalle impressioni dei lavoratori, che lo sconto riguarderebbe solo ed esclusivamente la misura dell’Ape sociale. Nessuno sconto per le pensioni di anzianità, quelle di vecchiaia e così via. Un intervento circoscritto all’Anticipo Pensionistico che pertanto, consentirà alle lavoratrici in attività gravose, con due o più figli avuti, di pensionarsi con 34 anni di contributi. Lo stesso per disoccupate, invalide o lavoratrici alle prese con familiari disabili a carico, che da 30 anni necessari scenderebbero a 28.