Dopo il primo turno di domande di accesso alle novità previdenziali del 2017, cioè Ape sociale e Quota 41, la sorpresa negativa per molti richiedenti è stata la reiezione nella stragrande maggioranza dei casi. Senza entrare nello specifico e nei motivi interpretativi che hanno portato l’Inps a respingere le domande, dal punto di vista numerico, cioè dei soldi, questo significa che il Governo è in attivo, almeno parlando delle due misure specifiche. L’Ape e lo scivolo per i precoci sembravano abbracciare una platea di 60mila individui. Le domande pervenute furono 66mila circa mentre quelle già accolte non arrivano alla metà delle presentate.

Ecco perché secondo uno studio della CGIL, sarebbero molti i milioni disponibili e che non si capisce dove saranno riversasti, visto che nella manovra finanziaria sembra non esserci traccia.

Cosa viene fatto in manovra

Siamo in una fase calda per quanto riguarda la previdenza italiana perché in Commissione Lavoro alla Camera (quella presieduta da Damiano e quindi molto vicina alle problematiche delle Pensioni), si valutano interventi per le lavoratrici, per l’estensione dell’Ape sociale e per lavoratori alle prese con denunce perchè vittime di molestie. Interventi questi che poco o nulla centrano con la manovra di Bilancio perché i fondi stanziati non autorizzano a voli pindarici e pertanto, interventi radicali dal punto di vista della previdenza e di una sua improbabile riforma non ce ne saranno.

Restano i ritocchi all’aspettativa di vita ed alla pensione che dal 2019 salirà a 67 anni. Parliamo di ritocchi perché anche in questo caso, il fatto che ogni intervento a cancellare questo aumento di età pensionabile avrebbe messo a repentaglio la sostenibilità del sistema e poi, il fatto che soldi in cassa per le pensioni il Governo non ne ha, poco verrà fatto.

Verranno salvaguardati dall’aumento di età pensionabile per la pensione di vecchiaia e di contribuzione minima per la pensione di anzianità, solo 15 categorie di lavoratori. Per gli altri, il 2019 segnerà questo ennesimo inasprimento.

La denuncia del sindacato

Il fatto che rispetto alle previsioni, i beneficiari dell’Ape sociale siano stati molto meno, almeno per il 2017, lascia inutilizzati diversi milioni di euro.

Lo dice la Cgil che parla addirittura di 504 milioni, mettendo dentro anche i risparmi per la misura gemella, cioè quota 41. Secondo la Cgil e lo studio da lei effettuato, continuando su questo trend, il risparmio sulle stesse due misure per il 2018 sarebbe addirittura più corposo, arrivando a 554 milioni. Cifre largamente superiori a quanto il Governo ha destinato alle pensioni nella ormai quasi approvata Legge di Bilancio, che tra l’altro si riferiscono ad un periodo di tre anni, quindi fino al 2021. Secondo la Cgil i risparmi dovrebbero essere utilizzati per estendere l’Ape sociale o quota 41 a quanti più individui possibili, magari confermando subito l’abbassamento a 30 anni di contributi necessari per coloro che svolgono lavori gravosi e che ad oggi ne necessiterebbero di 36.