L’argomento Pensioni è quello più importante di questi ultimi giorni e probabilmente lo sarà anche nei prossimi mesi. Adesso, con il varo della Legge di Bilancio, che probabilmente andrà in aula per la sua approvazione definitiva intorno alla metà di dicembre, si fa un gran parlare di pacchetto pensioni e di interventi previdenziali, tra proposte del Governo, emendamenti e posizioni dei sindacati. Presto però l’argomento tornerà di attualità nella campagna elettorale per le prossime elezioni politiche. Una campagna elettorale che si preannuncia aspra e che sembra già essere iniziata con i primi proclami come quelli di Berlusconi con le sue pensioni minime da 1.000 euro o quelli di Movimento 5 Stelle e Lega che a giorni alterni dichiarano di voler stralciare la Legge Fornero.

Nel marasma generale e nella confusione che gioco forza parole e progetti creano nei cittadini, nel 2018 qualcosa per le pensioni cambierà già. In attesa poi che nel 2019 età pensionabile e contributi necessari salgano per il già confermato aumento relativo all’aspettativa di vita, vediamo di fare il punto sulla situazione previdenziale.

Età pensionabile

Una certezza che non c'entra nulla con l’attuale Governo e nemmeno con il precedente è sicuramente l’equiparazione di genere di fronte alla pensione di vecchiaia. Donne che hanno raggranellato 20 anni di contributi e che sono riuscite a centrare 65 anni e 7 mesi di età entro il prossimo 31 dicembre 2017, possono lasciare il lavoro. Una possibilità che per coloro che compiono gli anni a partire dal 1° gennaio prossimo, non sarà concessa.

Infatti nel 2018 sortirà effetto l’ultimo scalone previsto dalla riforma Fornero che voleva la pensione di vecchiaia uguale per uomini e donne a partire dal 2018. Pertanto, anche le donne devono centrare necessariamente i 66 anni e 7 mesi di età che diventeranno 67 nel 2019 per via del già citato aumento per l’aspettativa di vita.

Conti alla mano, alla donna che è nata a partire dal 1° giugno 1952 toccherà stare al lavoro un anno esatto in più di una più fortunata nata il 31 maggio dello stesso anno. Quest’ultima infatti compirà 65 anni e 7 mesi il 31 dicembre prossimo e potrà sfruttare l’anno di abbuono. Per quanto riguarda la pensione anticipata come fu ribattezzata dalla Fornero la ex pensione di anzianità, alle donne nel 2018 resta l’anno in meno necessario rispetto agli uomini per i quali la pensione distaccata dai limiti di età si centra con 42 anni e 10 mesi di età.

Anche questo istituto nel 2019 verrà aumentato dei soliti 5 mesi, ma fino ad oggi alle donne sembra sarà concesso comunque l’anno in meno.

Altre novità

Per restare in tema pensione al femminile, sembra tramontata l’idea di concedere sconti alle donne in riferimento ai lavori di cura della famiglia e verso l’Ape sociale. Nulla da fare per il momento, anche se l’opzione compare ancora in qualche emendamento che in queste ore si sta valutando alla Camera, allo sconto di 2 anni per le donne con figli. Per l’Ape sociale nel 2018 si resta ai contributi necessari previsti dalle misure originariamente, quindi 30 anni per disoccupati, invalidi o con invalidi a carico e 36 per gli addetti ai lavori gravosi.

L’unica novità per l’anno nuovo però riguarda proprio i lavori gravosi le cui 11 categorie previste lo scorso anno vengono implementate di altre 4. Entrano tra i beneficiari della pensione a 63 anni a carico dello Stato, gli agricoli, i siderurgici, i marittimi ed i pescatori. Questo l’oggetto di una proposta dell’Esecutivo che passerà sicuramente perché queste fattispecie di lavoratori ( tutte e 15 le attività gravose) hanno già avuto la salvaguardia dall’aumento di età pensionabile nel 2019 e non si può non estendere la platea dei beneficiari dell’Ape sociale ad attività che per l’aspettativa di vita vengono considerate gravose. Il 2018 sarà anche l’anno buono per la partenza del prestito pensionistico che sta alla base dell’Ape volontario che ancora deve partire benché misura nata nella Legge di Bilancio dello scorso anno con decorrenza maggio 2017.

Resta attiva opzione donna con la pensione offerta alle donne optanti a partire dai 57 anni e 7 mesi di età con 35 di contributi. Requisito contributivo da centrare entro la fine del 2015 e requisito anagrafico da completare entro luglio 2016, con pensione gravemente penalizzata di importo per via del ricalcolo esclusivamente contributivo previsto dalla misura. Infine, pensione con 5 anni di anticipo, cioè a 61 anni e 7 mesi per usuranti e notturni, per i quali anche nel 2018 non saranno previste finestre mobili che ne spostavano la decorrenza di 12 o 18 mesi. Per questa misura inoltre viene previsto il distacco da qualsiasi inasprimento per l’aspettativa di vita, sia nel 2019 che per gli anni a seguire (sembra certo lo stop fino al 2026).