Una misura che non centra nulla con la nuova manovra di Bilancio ma che proviene dalla precedente sta per prendere il via. Si tratta dell’anticipo pensionistico che consentirebbe di andare in pensione fino a 3 anni e 7 mesi prima di compiere l’età anagrafica utile per la pensione di vecchiaia. L’Ape volontario dopo mille vicissitudini sembra che partirà a febbraio e quindi in considerevole ritardo rispetto alla data inizialmente prevista come sua decorrenza, cioè il 1° maggio 2017. Nonostante il ritardo la decorrenza della prestazione resta la stessa, anche se essendo una misura flessibile, in base alle personali esigenze dei richiedenti viene concessa facoltà a questi ultimi di scegliere quando far partire la prestazione.

Arretrati o non la pensione in prestito prevista dalla misura diventa realtà. Eccone il funzionamento, cosa devono sapere i richiedenti e se chiedere gli arretrati dallo scorso maggio è conveniente o meno.

Il prestito pensionistico

L’Ape volontario altro non è che un reddito ponte che dovrebbe accompagnare i pensionati negli ultimi anni che li separano dal raggiungere i requisiti di età per la pensione di vecchiaia. Una specie di pensione anticipata che però i pensionati che la riceveranno, devono restituire alla banca che fornisce i soldi all’Inps proprio per la prestazione. Una vera e propria operazione di finanziamento per la quale entrano in scena banche ed assicurazioni. Per la prima volta nel sistema previdenziale entrano in campo soggetti terzi tra Inps e pensionati.

Proprio la necessità di mettere a punto il sistema insieme alle associazioni di banche ed assicurazioni è il motivo del considerevole ritardo con il quale parte la misura. Andavano strette convenzioni riguardo agli interessi da inserire nell’operazione ed alle spese assicurative del prestito. Infatti, quanto percepiranno di anticipo i richiedenti sarà caricato di interessi e di spese per polizze a copertura del rischio premorienza del beneficiario.

Il capitale erogato ogni mese e per tutta la durata dell’anticipo, gli interessi da pagare alla banca e le spese andranno a costituire di fatto il debito che il pensionato maturerà per tutti gli anni di anticipo. Il debito sarà da restituire con trattenute mensili sulla pensione di vecchiaia futura e per la durata di 20 anni.

Va ricordato che la pensione erogata in regime di Ape sociale non prevede tredicesima mensilità, non si può trasferire a causa del decesso del pensionato al coniuge e non si rivaluta annualmente al tasso di inflazione. Le trattenute mensili al termine dell’anticipo però saranno spalmate su tredici mensilità.

Decorrenza

Come dicevamo, stabilite le convenzioni adesso si attende il via libera definitivo della prestazione con i passaggi alla Corte dei Conti per il formale via libera dal punto di vista delle coperture. Essendo una misura che si autofinanzia, cioè tutta a carico dei pensionati, ipotizzare un altro stop appare improbabile. Le indiscrezioni danno per febbraio il mese adatto per iniziare a far presentare le istanze con la prima erogazione delle Pensioni che potrebbe arrivare tra maggio e giugno.

Il richiedente che deciderà di richiedere l’Ape volontario fin dallo scorso anno perché in possesso dei requisiti di accesso a fine 2017, potrà richiedere arretrati dal 1° maggio 2017. Un anno esatto ipotizzando il primo assegno erogato a maggio 2018. Indubbiamente una forte immissione di liquidità nelle tasche dei richiedenti, ma che trattasi sempre di prestito. In pratica chi richiederà l’anticipo massimo con i relativi periodi arretrati deve tenere presente che subirà una penalizzazione di assegno futuro per l’intera durata del finanziamento. Conti alla mano l’Ape volontario costerà ai beneficiari un taglio di oltre il 4,5% di pensione futura per anno di anticipo. Non richiedere gli arretrati significa indebitarsi di meno ed avere una pensione futura più alta del 4/5% rispetto a chi li richiederà.