Ci sono norme che regolano il normale lavoro di un collaboratore domestico, badante o colf. Esiste un CCNL, un contratto collettivo che è stato aggiornato ad inizio 2017 e per le quali le retribuzioni sono state ritoccate da pochi giorni dopo un incontro tra Ministeri e rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori. Come in ogni settore però, quanto previsto dal contratto spesso è soggetto ad interpretazioni soprattutto per particolari indicazioni per quanto riguarda ferie, permessi e riposi. Spesso Tribunali e giudici vengono interpellati proprio su questi aspetti.

Fa tanto discutere una recente pronuncia della Corte di Cassazione in materia riposi giornalieri del lavoratore. Una sentenza che rischia di rappresentare un salasso per milioni di famiglie e che mette in luce un evidente diritto dei lavoratori spesso disatteso dai datori di lavoro. La sentenza però va spiegata meglio perché quanto gira sui social e sul web al riguardo potrebbe lasciare dubbi ulteriori di interpretazione.

Cosa ha sancito la Cassazione

Con la sentenza 24/2018 della sezione lavoro della Corte di Cassazione si stabiliscono in 11 ore il lasso di tempo relativo al riposo giornaliero che spetterebbe al lavoratore domestico. Il sito Web di informazione huffingtonpost.it riporta i contenuti della sentenza e come vanno interpretati.

Nella sentenza come si legge nell’articolo del sito pubblicato giovedì 18 gennaio, non c’è alcun riferimento alla singola professione di badante come erroneamente qualcuno pensava. L’oggetto della sentenza sono le ore di riposo ed il soggetto che si è visto emanare una sentenza sfavorevole è una società no-profit che offriva servizi agli anziani utilizzando badanti.

Orario di lavoro e ore di riposo sono stabilite nel CCNL e molto chiaramente pertanto la sentenza nulla cambia da questo punto di vista. La sanzione comminata alla onlus non si rivolge alla mancata concessione del riposo quotidiano spettante alla badante, ma alla continuità di esso. Una lavoratrice o un lavoratore devono riposare per legge e per contratto 11 ore di fila al giorno.

La ditta no-profit interpretando erroneamente quanto stabilito dal CCNL, usava spezzettare il riposo durante le 24 ore della giornata. Una prassi comune a molti altri datori di lavoro e quindi a molte famiglie che avendo una badante unica sia per le ore notturne che diurne ed avendo necessità dei suoi servizi per tutte le 24 ore della giornata non possono concedere le ore di riposo come stabilito dalla Cassazione.

I veri effetti della sentenza

Come sempre, quando un Tribunale emana una sentenza quest’ultima fa giurisprudenza, cioè crea quel precedente giudiziario che può essere utilizzato in casi simili a quelli oggetto della sentenza. Se un giorno conta 24 ore, concederne 11 di riposo consecutive alla badante significa che le famiglie con necessità di far assistere un familiare anche durante quelle 11 ore devono assumere un’altra badante o una dama di compagnia, magari per le ore notturne.

A questa conclusione arriva l’articolo dell’Huffingtonpost nonostante la sentenza non tiri in ballo il CCNL del lavoro domestico e quindi della figura professionale della badante ma un contratto UNEBA, cioè quello delle associazioni che offrono servizi sociali. In pratica nella sentenza non si parla della badante o della colf tanto per essere chiari, ma il CCNL di riferimento specifica anche per loro il giusto riposo giornaliero in 11 ore consecutive. Sempre il CCNL prevede anche la figura specifica di lavoratore che presta assistenza notturna, differenziandola come livello e paga dalla normale badante. Evidente che le famiglie con necessità anche notturne devono per forza di cose provvedere al doppio incarico perché la badante diurna non può prestare assistenza anche di notte in quanto vedrebbe venir meno il diritto alle 11 ore di riposo giornaliere.

La caratteristica particolare di un rapporto di lavoro altrettanto particolare è la coincidenza di datore di lavoro e soggetto bisognoso di assistenza nonché la difficile individuazione della giornata di lavoro intesa come orari. Impossibile stabilire quando l’assistito avrà bisogno dei servizi della badante durante la giornata. Problemi che si accentuano con il riposo settimanale che dovrebbe essere di 24 ore altrettanto consecutive. In quelle giornate la famiglia è chiamata a trovare la sostituta della badante di ruolo nonché per la badante notturna. In questi casi la legge consente di usare lavoratori a termine solo per la giornata di riposo delle altre pagandoli con voucher o nuovi libretti famiglia. Resta l’evidente salasso per i datori di lavoro che possono sfruttare solo piccole possibilità di detrazioni dalle tasse per quanto concerne i costi del lavoro domestico.