L'anno previdenziale 2018 per gli italiani è appena cominciato, porta con sé dei cambiamenti in materia di Pensioni e degli aumenti di importi dei trattamenti, ma la notizia che ha più risonanza è che l'età pensionabile delle donne verrà equiparata a quella dell'uomini. Operative anche le forme di anticipo della pensione: tutte le notizie più rilevanti di seguito.

Come verranno rivalutate le pensioni per il 2018

Dopo il blocco di due anni generato dall'indice di inflazione statico a zero si avrà un adeguamento degli assegni con l'accrescimento dell'importo delle pensioni di circa l'1,1%.

Quest'anno i pensionati potranno portare a casa qualche euro in più. Le somme che verranno date in più, andranno da circa 140 euro a 300 annui. Il range degli importi sarà quello compreso tra i 1000 e 4500 euro lordi mensili. Gli importi potranno apparire esegui, ma comunque sono il segno di uno sblocco. Ulteriori novità e incrementi ci saranno per coloro che sono stati vittime di attentati del terrorismo. Mentre le pensioni minime passano a 507,42 euro, aumenteranno con esse anche le prestazioni assistenziali nonché previdenziali.

Età pensionabile equiparata tra uomo e donna

L'equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne riguarderà le dipendenti del settore privato e di quello delle autonome, che nel 2018 vedranno balzare l'età pensionabile relativa alla vecchiaia a 66 anni e 7 mesi.

Esattamente l'aumento per adeguamento dell'età pensionabile è di un anno per le lavoratrice del settore privato e sei mesi per le donne dell'autonomo. Questa novità è stata introdotta di riflesso alla riforma Fornero, che a suo tempo ha stabilito che doveva esserci equiparazione dell'età pensionabile tra uomo e donna. Si arriverà nell'anno 2019 a 67 anni per l'età pensionabile di vecchiaia.

Anticipo pensionistico: tutte le varianti

A tutela dei disoccupati e altre categorie, la regola permette di prendere un assegno con cadenza mensile che accompagna e funge da ponte per tutte le persone, al fine di raggiungere i requisiti stimati e completi per uscire dal lavoro. Altra novità riguarda l'anticipo pensionistico volontario e sociale, verrà allargato ad altre categorie diventando completamente operativo.

Per le madri lavoratrici sarà previsto l'anticipo al massimo di 2 anni.

A gennaio 2018 partirà, in ritardo, anche l'Ape volontaria. Se ne era parlato lo scorso anno e sarebbe dovuta entrare a regime a maggio scorso, i ritardi sono stati dovuti ad accordi con banche, assicurazioni e convenzioni. L'Ape volontaria permetterebbe di anticipare la pensione per mezzo di un prestito che andrà restituito ratealmente. L'età per andare in pensione sarà di 63 anni e il reddito andrà restituito in venti anni. Le rate verranno scalate sulla futura pensione.

Mentre l'Ape sociale, con aggravio per lo Stato, si estende. Si passa da una categoria a 15 categorie di lavoratori che svolgono le attività valutate faticose e molto usuranti.

Dell'Ape sociale potranno usufruire anche le persone che avranno 63 anni, quelle disoccupate oppure invalide o occupate nell'assistenza di parenti disabili. L'Ape sociale verrà determinata sulla base dei figli per le mamme lavoratrici. Le donne con figli potranno anticipare l'età pensionabile di un anno per ogni figlio, il tetto massimo totale è di due anni.

Penalizzazione per le donne nate nel 1953

Una specifica condizione sfavorente coinvolge le lavoratrici dipendenti private che sono nate nel 1953. Questa penalizzazione deriva delle svariate richieste di requisiti, regole previdenziali e classi di età e successivi incroci di calcoli, che porteranno le lavoratrici dipendenti classe 1953 ad andare in pensione in ritardo e soltanto nel 2020.