Da tempo si parla di diritti inespressi, contributi silenti e Pensioni erogate con importi inferiori a quelle spettanti. Da una campagna di sensibilizzazione di Inca-Cgil su tutto il territorio nazionale sembra che siano molteplici i casi di pensioni pagate in difetto ai pensionati. Dai dati del Patronato, sembra che una pensione ogni quattro presenti problemi di questo genere, con i pensionati che sono in credito verso l’Inps. Come riporta l’edizione dell’8 gennaio del quotidiano toscano La Nazione, sarebbero oltre 2.000 i pensionati che solo in Provincia di Lucca avrebbero recuperato quasi 5 milioni di euro.

Ma cosa manca alle pensioni per questi italiani che per anni hanno percepito meno di quanto effettivamente loro spettante?

Non solo diritti inespressi

Cristina Moriconi, dirigente dell’Inca-Cgil in Toscana spiega che non si tratta solo delle maggiorazioni sociali, degli assegni per il nucleo familiare o delle quattordicesime, tipici esempi di diritti inespressi. Il problema è che spesso le pensioni erogate anni fa, non sono mai state riconsiderate alla luce delle nuove normative entrate in vigore negli anni successivi. I diritti inespressi sono tutte quelle prestazioni aggiuntive che l’Inps eroga a corollario della normale pensione calcolata con il metodo contributivo e che il pensionato è tenuto a richiedere.

Inespressi perché evidentemente il pensionato che ha assegni inferiori a quelli spettanti non ha mai richiesto. Trattasi di prestazioni aggiuntive spesso collegate a determinate situazioni reddituali del pensionato e della sua famiglia e che vanno aggiornate annualmente proprio alla luce di eventuali variazioni di redditi o di composizione del nucleo familiare.

La prima campagna di sensibilizzazione della Cgil verteva proprio su questo aspetto, con molti pensionati che sono stati spronati ad andare a richiedere gli assegni familiari non erogati perché magari il familiare prima non era fiscalmente a carico del pensionato. Oppure a richiedere la ricostituzione della propria pensione perché si è smesso di lavorare e la condizione reddituale rispetto all’anno di ultima rivalutazione del proprio assegno è peggiorata.

Esempi pratici

La direttrice dell’Inca-Cgil spiega che nel ricontrollare le pensioni dei loro assistiti sono uscite fuori problematiche differenti dai semplici diritti inespressi che è utile ricordare, darebbero diritto oltre che al ricalcolo immediato dell’assegno, anche ad arretrati di 5 anni (poi scatta la prescrizione). Non sempre l’errore è di Inps o pensionato, perché esistono casi in cui nuove normative introdotte nell’ordinamento potrebbero portare benefit ai pensionati. In Toscana ci sono molti soggetti che sono riusciti a recuperare tra i 10mila ed i 20mila euro, qualcuno con un aumento di assegno mensile superiore ai 300 euro. Nuove norme, circolari o in alcuni casi, sentenze dei Tribunali hanno corretto in parte l’ordinamento su cui si basa il calcolo delle pensioni.

Applicare quanto fuoriuscito successivamente alla liquidazione della pensione, alle pensioni già in essere nella stragrande maggioranza dei casi può portare piacevoli sorprese.

L’articolo della Nazione va nello specifico, con alcuni esempi di cosa è accaduto in Versilia. Il caso della maternità al di fuori del contratto di lavoro per esempio, in base alla nuova circolare dell’Inps varrebbe 22 settimane di contribuzione rispetto alle 21 prima previste. Ci sarebbe poi da riconsiderare la contribuzione figurativa avuta negli ultimi 10 anni che spesso non è mai stata rivalutata. I lavoratori autonomi spesso si trovano ad avere piccoli periodi di lavoro da dipendenti che darebbero diritto ad un surplus se si chiedesse il loro trasloco alla Gestione del Lavoro Autonomo.

Casi eclatanti potrebbero essere anche i periodi di mobilità avuti in anni lontani o premi di produttività, conguagli ed altre forme di liquidazione che sono stati ricevuti dal datore di lavoro in anni successivi a quello in cui si è andati in pensione.