Il programma elettorale del Centrodestra prevede l'abolizione della Legge Fornero, una delle riforma del recente passato più odiata dagli italiani. L'alternativa più credibile all'attuale legge che regola il sistema previdenziale italiano è la quota 100, come spiegato nell'approfondimento di ieri riguardante la rottamazione della riforma pensioni della Fornero. Molti lavoratori precoci, nelle ultime ore, hanno protestato nei confronti di un provvedimento che li andrebbe a penalizzare. In realtà, si tratta di un falso problema. Il motivo? E' presto detto.

La quota 100 non è per i precoci

Il provvedimento previdenziale quota 100, con cui i lavoratori andrebbero in pensione raggiungendo appunto la cifra 100 sommando gli anni di contributi all'età anagrafica, non riguarderebbe i lavoratori precoci. In più di un'occasione Matteo Salvini ha affermato che 41 anni di lavoro sono più che sufficienti per andare in pensione. Ciò significa che il segretario generale della Lega Nord appoggia di fatto la richiesta di Quota 41 per tutti, indipendentemente dal lavoro svolto, contrariamente a quanto avviene oggi per la quota 41 varata dal governo Gentiloni l'estate 2017, strettamente collegata all'Ape social, l'anticipo pensionistico agevolato.

Quando si parla di quota 100 come alternativa alla riforma Fornero si sta parlando in generale, senza escludere altre eventuali misure di cui, peraltro, è già nota la posizione della Lega, il partito politico all'interno della coalizione di Centrodestra che maggiormente ha battuto sul tema previdenziale.

In sintesi, la quota 100 non esclude la quota 41, e viceversa. Qualora Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia dovessero riuscire ad ottenere l'incarico di governo dal presidente Sergio Mattarella, all'indomani dell'esito delle votazioni del prossimo 4 marzo, i precoci attenderebbero al varco il nuovo esecutivo, viste le promesse fatte nelle ultime ore relative all'addio alla Fornero.

Perché la quota 100 non piace ai lavoratori precoci

Ipotizzando che una persona abbia iniziato a lavorare all'età di 14 anni, raggiunti i 55 anni andrebbe in pensione con quota 41 avendo maturato 41 anni di contributi. Se si utilizzasse quota 100, sommando l'età anagrafica (55) agli anni contributivi (41) si otterrebbe la cifra 96. Dunque, il lavoratore precoce sarebbe costretto a restare sul posto del lavoro per altri 4 anni, maturando 45 anni di contributi, ancora più di quelli richiesti per l'ex pensione di anzianità.