Una materia sempre in costante evoluzione è la previdenza sociale italiana. Le pensioni ogni anno sono oggetto di tentativi di riforma e di nuove misure e provvedimenti che le riguardano. Il 2018 segue il trend dell’anno appena passato, con alcune nuove misure che prenderanno il via quest’anno anche se il sistema continua a reggersi sull’ultima riforma avuta, quella Fornero di fine 2011. Tra 2017 e 2018 molto è cambiato però per quanto riguarda le pensioni, i requisiti di accesso e le vie per anticipare la quiescenza. Ecco tutte le novità e cosa bisogna sapere in materia pensionistica.

Età pensionabile

L’età pensionabile aumenta sempre e purtroppo questo non è un luogo comune. Nel 2018 l’età per la pensione di vecchiaia per le lavoratrici del settore privato o per le autonome sale in maniera molto decisa. La pensione di vecchiaia che fino al 31 dicembre appena passato veniva centrata dalle lavoratrici del settore privato con 20 anni di contributi e 65 anni e 7 mesi di età, salirà a 66 anni e 7 mesi, stessa età pensionabile degli uomini. Sale alla stessa età anche la pensione per le lavoratrici autonome per le quali fino allo scorso anno erano necessari 66 anni ed un mese. Anche l’assegno sociale si allontana di un anno, con la soglia fissata anche in questo caso a 66,7 anni.

Inoltre, già confermati gli inasprimenti di ulteriori 5 mesi per tutte le prestazioni, anche la pensione anticipata o di anzianità nel 2019. Se la pensione di vecchiaia salirà a 67 anni nel 2019, le pensioni anticipate saranno centrate solo con 43 anni e 3 mesi di versamenti se uomini, o 42 anni e 3 mesi di versamenti se femmine.

Anticipo Pensionistico

Con la firma delle convenzioni con ANIA ed ABI, cioè con le associazioni di assicurazioni e banche, anche l’ape volontaria aprirà i battenti nel 2018. Una pensione erogata dall’Inps, ma di fatto un prestito da parte di una banca e caricata di interessi e spese assicurative, questo è quanto prevede l’Ape volontario.

Si può richiedere con almeno 63 anni di età e si percepisce in 12 mensilità (senza tredicesima), non è rivalutabile e non reversibile. Dopo gli anni di anticipo, quando si arriverà ai 67 anni utili alla vera pensione di vecchiaia, i beneficiari dovranno restituire quanto preso negli anni di anticipo con trattenute mensili sulla pensione per la durata di 20 anni. Per l’Ape sociale invece restano le stesse regole del 2017 ma si estende la platea degli eventuali aventi diritto. La pensione sempre a 63 anni ma con 30 anni di contributi viene concessa a caregivers, invalidi e disoccupati. In quest’ultimo caso anche a disoccupati che nei tre mesi di vuoto reddituale dall’ultimo assegno di Naspi percepito, hanno avuto piccoli lavori retribuiti con i voucher.

Altre categorie interessate all’Ape sociale sono i lavori gravosi che si implementano quest’anno con altre 4 tipologie di lavoratori. Entrano tra i potenziali fruitori dell’Ape sociale anche i pescatori, i marittimi, i siderurgici e gli agricoli. Tutti i potenziali beneficiari dell’Ape sociale e tutte le novità, compresa l’estensione di platea, sono valide anche per la Quota 41. Un misura che come la pensione anticipata si distacca da qualsiasi vincolo anagrafico, con i lavoratori, nonché soggetti disagiati, che con 41 anni di contributi versati dei quali uno prima dei 19 anni di età, possono lasciare il lavoro prima.

Altre nozioni da conoscere

Come riporta una guida del quotidiano “Il Sole24Ore”, che tra l’altro ha emanato anche un Ebook sulle novità previdenziali 2018, resta attiva la prescrizione decennale dei mancati contributi versati da un datore di lavoro.

In pratica se un datore di lavoro non versa i contributi, il lavoratore potrà comunque andare in pensione e sfruttare quei periodi di contribuzione evidentemente omessi. Questo però solo degli ultimi 5 anni estesi a 10 se il lavoratore ha presentato istanza o denuncia. Infatti oltre questi periodi temporali i contributi omessi andrebbero perduti per sopraggiunta prescrizione. Anche nel 2018 la modalità di calcolo della pensione sarà il contributivo. Restano attive le deroghe e pertanto per soggetti che hanno iniziato a lavorare dal 1996, la pensione sarà calcolata esclusivamente con il penalizzante sistema contributivo. Per chi ha iniziato la carriera prima, ma si trova con meno di 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995, il contributivo si utilizzerà solo sui periodi successivi. Per chi ha carriere più lunghe antecedentemente il 1996 invece, si vedrà calcolare la pensione con il contributivo solo per gli anni di lavoro successivi al 2012.