Il 2018 si è aperto con la certezza della mancata proroga di Opzione Donna, nonostante le innumerevoli richieste avanzate dalle lavoratrici e gli ordini del giorno presentati al governo. Alcune dichiarazioni da parte dei politici del Partito democratico, la forza politica di maggioranza dell'esecutivo Gentiloni, avevano fatto credere ad un finale diverso da quello invece vissuto da migliaia di donne. Queste ultime sono scese in piazza più volte per manifestare contro il governo, chiedendo l'estensione del regime sperimentale fino al 31 dicembre 2018.

Invano. Dopo lo scioglimento delle Camere di fine anno, sono in tante a domandarsi quale sarà il nuovo percorso di Opzione Donna. Una risposta, con una data precisa, c'è già.

Un nuovo capitolo da scrivere

In un approfondimento di poche ore fa, il portale Pensioni Oggi ha confermato che ogni discorso su Opzione Donna è rinviato alla primavera 2018. Per essere più precisi, a dopo le elezioni, la cui data è fissata per il prossimo 4 marzo. Il nuovo governo eletto dai cittadini sarà chiamato a prendere una decisione definitiva su un provvedimento che consentirebbe alle lavoratrici nate nel 1958 di lasciare il posto di lavoro prima dei 60 anni con 35 anni di contributi, accettando una decurtazione della pensione, calcolata interamente con il sistema contributivo.

In tutto il 2017 il governo Gentiloni non è riuscito a dare una risposta chiara alle lavoratrici interessate alla misura, per le quali è stata ideata invece la cosiddetta Ape rosa, i cui requisiti sono gli stessi dell'anticipo pensionistico agevolata, eccezion fatta per gli anni contributivi richiesti. Infatti, con l'Ape rosa è previsto uno sconto contributivo per le donne lavoratrici che hanno partorito uno o più figli, fino ad un massimo di 2 anni contributivi (un anno per ciascun figlio partorito o adottato).

Chi vuole Opzione Donna?

Tra i sostenitori più convinti di Opzione Donna figura Walter Rizzetto, onorevole del partito Fratelli d'Italia, che alle prossime elezioni politiche correrà insieme a Forza Italia e Lega Nord nella coalizione di centrodestra. Anche il Movimento 5 Stelle, negli ultimi mesi, ha caldeggiato la proroga della misura sperimentale, appoggiando la protesta delle lavoratrici, senza però avere un margine di manovra ampio essendo all'opposizione, così come il centrodestra.

Anche l'area di sinistra che confluirà in Liberi e Uguali di Pietro Grasso ha dimostrato, con i fatti (presentando diversi ordini del giorno a riguardo), di tenere in considerazione il problema. Per tutti, sottolineiamo le diverse iniziative dell'onorevole Andrea Maestri, che fino all'ultimo ha cercato di porre all'attenzione del governo il tema della proroga, senza avere fortuna.