Il territorio di Botrugno e Scorrano, due paesi limitrofi della provincia di Lecce, con meno di 12mila abitanti complessivi, potrebbe trovarsi ad ospitare ben tre forni crematori.

Un fenomeno certamente insolito per il Salento, che non ha mai avuto impianti come questo, mentre in circa 2 anni si sono concentrate due proposte per la costruzione di tempi crematori.

Due forni crematori in due paesi limitrofi

Tutto inizia nel 2013, quando la Provincia di Lecce chiede ai Comuni una manifestazione di interesse ad ospitare un tempio crematorio. Si fanno avanti 6 Comuni, tra cui Botrugno, ma non Scorrano.

Tra i candidati la Giunta provinciale sceglie Botrugno. Dopo due anni, due aziende (Altari SRL e Edilver SRL) propongono un progetto, che viene approvato in via preliminare dalla Giunta comunale di Botrugno a maggio 2016, dichiarando l'opera di pubblico interesse.

Viene quindi bandita la gara per la realizzazione del tempio crematorio.

Le reazioni non si fanno attendere. Insorgono l'opposizione consiliare, il Movimento Civico ApertaMente e molti cittadini che costituiranno il Comitato No al Forno Crematorio.

Vengono organizzati manifestazioni e incontri con esperti e fatte proposte al Consiglio comunale. Alla Giunta si rimprovera di non aver coinvolto i cittadini prima di assumere una decisione così importante per la comunità e di aver sottovalutato i potenziali rischi per la salute, in una terra già falcidiata dai tumori.

Dal canto suo la Giunta si è sempre difesa, sostenendo che non ci sono rischi per la salute.

Anche la Giunta del vicino paese di Scorrano nello scorso dicembre ha approvato analogo progetto di doppio forno crematorio (umano/animali), presentato da Leucci SRL.

Ma Scorrano non è tra i Comuni individuati come idonei e prioritari dalla Provincia per ospitare un forno crematorio.

La decisione ha provocato una crisi politica nel paese, sfociata nelle dimissioni del Vicesindaco Rocco Amato, il quale accusa che la delibera è stata assunta da tre soli amministratori in una seduta di Giunta ‘estemporanea’ e senza che lo stesso Vicesindaco ne fosse informato.

Nemmeno in questo caso ci sarebbe stato un preventivo coinvolgimento del Consiglio comunale e della cittadinanza.

'Nel Salento ci si ammala di cancro e alcuni amministratori promuovono impianti inquinanti'

Alla luce degli ultimi eventi, ApertaMente e il Comitato No al Forno Crematorio di Botrugno tornano all'attacco, dichiarandosi 'sempre più convinti che i forni crematori rappresentino un ragionevole pericolo sanitario ed ambientale per la popolazione e per il nostro già malato Salento'.

Riservano alcune critiche allo strumento del project financing per questi impianti, che temono possa rivelarsi una 'trappola in grado di minare enormemente il bilancio dei piccoli Comuni'. Preoccupazione viene espressa anche per alcune aziende proponenti 'costituite ad hoc, inattive e con capitale sociale irrisorio, come nel caso di Scorrano', impegnate in progetti milionari come questi.

La critiche più dure sono dirette alle amministrazioni che 'propinano ai cittadini queste iniziative come occasioni irrinunciabili, asserendo facili guadagni per le casse comunali', nonostante la grave situazione epidemiologica.

'La gente nel Salento si ammala di cancro - affermano - e alcuni amministratori, invece di promuovere la tutela dell’Ambiente e della salute, non si pongono scrupoli ad autorizzare impianti “inquinanti a norma di legge” come i forni crematori'.

Movimento e Comitato auspicano che la Regione Puglia blocchi la costruzione di nuovi impianti di cremazione fino alla fine del 2018, in attesa di uno studio sulle ricadute delle emissioni sulla salute e sull’ambiente, soprattutto dopo le recenti dichiarazioni della PM di Lecce Elsa Mignone, specializzata in reati ambientali, che ha esortato gli amministratori locali ad una maggiore attenzione, sottolineando la corresponsabilità di Comuni e aziende nell'Inquinamento del territorio.

Tornano inoltre ad insistere per indire un referendum cittadino.