Uno dei provvedimenti fortemente voluti dall'esecutivo di Matteo Renzi e che certamente è tra i meno amati dagli automobilisti italiani, è quello relativo al bollo sulle auto storiche tra i 20 e i 29 anni. Infatti dallo scorso anno l'esenzione di cui godevano queste auto non esiste più e i possessori di tali veicoli sono tenuti a pagare il bollo così come farebbe qualsiasi altro normale automobilista. Ovviamente il provvedimento ha creato grossi grattacapi a tutti coloro che vivono della vendita e del restauro di auto storiche: ci riferiamo in particolare a carrozzieri, meccanici, collezionisti e rivenditori che non a caso negli ultimi 12 mesi hanno accusato un pesante calo degli affari.

Il motivo di ciò sarebbe da ravvisare nella sensibile riduzione del parco auto delle vetture storiche da 20 a 29 anni del nostro paese.

Le regioni non hanno potuto fare nulla

Questo in quanto molti tra i proprietari di tali veicoli, stanchi di dover pagare sempre di più per mantenere queste vetture, hanno deciso di venderle o rottamarle. Basti pensare anche che c'è stato qualcuno che di punto in bianco si è trovato a dover pagare circa 1500 euro in più di bollo all'anno. Nulla hanno potuto fare le regioni che avevano cercato nei mesi scorsi invano di intervenire, ma che hanno dovuto subire lo stop prima del Governo, attraverso i tecnici del Ministero dei Trasporti e poi anche da parte della Corte Costituzionale.

Questo in quanto il bollo è un tributo regionale derivato dallo Stato e dunque le singole regioni non posso derogare la disciplina nazionale. Unica concessione che è stata fatta, è la possibilità di sconto del 10% ma solo per i veicoli iscritti in appositi registri Asi.

Alfa Romeo, Ferrari e Lancia ci vanno di mezzo

Di mezzo dunque ci va un patrimonio automobilistico notevole.

Tra le case più danneggiate proprio Alfa Romeo, Ferrari e Lancia, che sono tra i brand che possono vantare in Italia il maggior numero di auto storiche. Si sperava che, viste le proteste di regioni e cittadini, il governo intervenisse con la Legge di Stabilità di quest'anno per apportare qualche modifica alla disciplina, ma cosi evidentemente non è stato. Dunque anche per il 2016 la situazione è destinata a restare la stessa del 2015.