Nella storia recente di Volkswagen ci sono almeno due racconti antitetici. Il primo è legato alla crisi seguita allo scandalo Dieselgate, con i problemi d'immagine, finanziari e legali che hanno portato a bilanci in rosso e rimozione dei super manager. Il secondo parla invece di riscatto, con la leadership nelle vendite conservata a livello globale e programmi faraonici che puntano sull'auto del futuro, pulita, elettrica e magari a guida autonoma.

Tra questi due racconti irrompe adesso la dura realtà industriale: gli stabilimenti Volkswagen di Kassel, Salzgitter e Braunschweig, tutti in territorio tedesco, risultano fermi a causa di uno stop della produzione imposto da due fornitori, e la situazione può ora prendere numerose, imprevedibili strade.

La prima ad agire è stata Volkswagen, che ha tagliato gli ordini ai fornitori per ragioni di scenario che comprendono certamente gli effetti del Dieselgate, di Brexit ed altre questioni internazionali, nonché di mercato: l'offensiva dei gruppi automobilistici coreani, francesi e americani è sempre più pressante.

Rischi per i lavoratori Volkswagen, ma anche per i manager

Due fornitori, Car Trim e Es Automobilguess hanno allora bloccato l'approvigionamento di selleria e cambi. Volkswagen ha così interrotto la produzione e messo in cassa integrazione 6mila dipendenti, e tale misura potrebbe presto estendersi a oltre 30mila lavoratori. Naturalmente la faccenda non piace a nessuno, ma in queste ore sono i sindacati ad andarci giù pesante: il consigliere di sorveglianza Osterloh ha fatto sapere che in caso di cura dimagrante, oltre che per gli operai dovranno esserci tagli anche a livello di management.

Una vicenda molto spinosa per Volkswagen, che punta tutto sulla sentenza attesa il 31 agosto per ripartire a livello industriale, mentre a livello economico non si conosce ancora l'entità di questa nuova crisi che arriva dopo il salasso finaziario conseguente allo scandalo dieselgate. Sentenza attesa con ansia anche da un altro colosso dell'auto tedesca, il Gruppo Daimler (Meredes e Smart), che ha una diatriba con Prevent, azienda che controlla i fornitori finiti in questa querelle giuduziaria.