Il caso dieselgate che riguarda FCA negli Stati Uniti, con ogni probabilità proseguirà. Tuttavia, dopo l'incontro tra il presidente Donald Trump e i capi delle "Big Three" del settore automobilistico statunitense, General Motors, Ford e FCA, è lecito pensare che gli effetti non saranno così dirompenti. "Ambientalismo fuori controllo" è stata l'affermazione del leader della Casa Bianca sottolineata maggiormente dalla stampa mondiale. Questa dichiarazione, di per sé, già sembra un prezioso assist a Sergio Marchionne.

C'è da registrare anche un atto formale effettuato da Donald Trump, ovvero il divieto assoluto, per tutti i funzionari dell'Epa (Agenzia per la protezione ambientale che accusa FCA), di pubblicare notizie e commenti sui social network.

Quest'intervento del presidente Usa sembra una sorta di "museruola" per intimidire l'azione dell'Epa, e limitare le turbolenze dei titoli in Borsa, con Marchionne che, a questo punto, spera di cavarsela con una multa dall'importo ridotto.

Trump vuole le fabbriche auto in Usa

Tutto questo, però, ha un prezzo e anche un motto: "Buy American, hire American", ovvero "compra americano, assumi americano". Un imperativo che Trump ha fatto pervenire forte e chiaro a Marchionne, Mary Barra (GM) e Mark Fields (Ford). Gli Stati Uniti con ogni probabilità rinegozieranno il Nafta, ovvero l'accordo di libero scambio vigente in Nord America, con l'obiettivo di spostare l'industria dell'auto dal Messico agli Stati Uniti.

Se FCA ha già comunicato che dal 2009 ha investito in Usa 9,6 miliardi di dollari e ne ha pronti altri per la produzione di modelli Jeep, anche Ford, General Motors e alcuni costruttori esteri (Toyota, Hyundai) sono pronti a fare altrettanto.

Alfa Romeo Stelvio troverà barriere protezionistiche?

La politica protezionistica di Donald Trump, dunque, sta incontrando la disponibilità del settore automotive, anche se i tedeschi di BMW e Volkswagen sembrano un po' svantaggiati nella partita.

Trump, infatti, ha intenzione di imporre dazi doganali alle vetture importate, e nelle scorse settimane qualche riferimento esplicito è stato fatto proprio ai bavaresi.

In realtà qualche incertezza potrebbe esserci anche per Alfa Romeo. Il Suv Stelvio fu presentato al Salone di Los Angeles come una vettura pensata anche per il mercato americano, ma la sua produzione è in Italia, a Cassino, quindi potrebbe risultare come un'auto importata dall'estero, andando incontro a pesanti dazi doganali. Una vicenda da monitorare negli Usa, ma che non ha conseguenze in Italia, dove il Suv dal "cuore sportivo" si può già ordinare.