Pochi giorni fa è stata la pubblicata la sentenza del Tribunale amministrativo della Lombardia, che si è espresso contro il Comune di Milano, in merito al ricorso di un cittadino. Nonostante sia stata emessa dal TAR lombardo, la suddetta sentenza può essere applicata anche in altre città italiane. In particolare, è stato stabilito che la multa deve essere notificata al trasgressore entro e non oltre i 90 giorni dall'infrazione.

Un articolo interpretato male dai vigili urbani

Tutto ruota intorno all'articolo 201 del Codice della Strada: "Qualora la violazione non possa essere immediatamente contestata, il verbale, con gli estremi precisi e dettagliati della violazione e con l'indicazione dei motivi che hanno reso impossibile la contestazione immediata, deve, entro 90 giorni dall'accertamento, essere notificato all'effettivo trasgressore".

I vigili urbani milanesi hanno da sempre interpretato, sbagliando, la norma, facendo sì che i 90 giorni decorressero dal momento in cui l'addetto al servizio osservava la foto. Il TAR ha sentenziato, invece, che i 90 giorni devono decorrere dalla data dell'infrazione.

Non bastano solo i 90 giorni

Come scritto poc'anzi, la sentenza vale per tutti i Comuni d'Italia. Il termine dei 90 giorni non solo deve essere rispettato categoricamente, ma deve anche essere indicato sul verbale, ovvero l'ente deve scrivere nella multa che, i termini della notifica, decorrono dalla data d'infrazione. Se questo non accade, o se la sanzione arriva dopo i 90 giorni, il cittadino può fare ricorso in due modi:

  • Tramite il Giudice di Pace entro 30 giorni dalla notifica, pagando 43 euro di tassa e appellandosi proprio alla sentenza del TAR. La vittoria, in questo caso, è scontata. Il ricorso deve essere presentato solamente dall'intestatario della sanzione, e deve essere allegato il verbale di accertamento dell'infrazione. In questo caso, il ricorso verrà certamente accolto grazie alla recente statuizione del TAR. In altre situazioni, invece, se il ricorso dovesse essere respinto, la multa raddoppierebbe e si dovrebbero pagare anche le spese legali della controparte.
  • Tramite ricorso al Prefetto da presentare entro 60 giorni. Si tratta di una procedura di impugnazione che, nonostante non garantisca l’imparzialità e il rispetto del contraddittorio, come di solito avviene in un normale processo davanti ad un giudice, consente almeno un controllo formale della documentazione attraverso un procedimento amministrativo. Il ricorso è gratuito, ma se dovesse essere respinto (c'è sempre il rischio, in quanto non si tratta di un tribunale) la sanzione raddoppierebbe. La procedura può essere avanzata tramite raccomandata senza busta, o attraverso la PEC.