Dopo il 2009 quando in HRC vinse in Gran Bretagna sul bagnato si è dovuto attendere sino al 2016 per rivedere dovizioso sul primo gradino del podio, questa volta in sella ad una Desmosedici.

In Ducati si disse allora che se (agonisticamente parlando) era possibile per un pilota maturare a 30 anni, Andrea Dovizioso stava proprio entrando in quella fase, finalmente consapevole delle proprie potenzialità.

Il Dovi in precedenza si era sempre distinto come un ottimo collaudatore, una persona misurata, senza grotteschi clamori davanti alle telecamere, un pilota veloce e soprattutto costante, oltre a molti altri aspetti che lo avevano sempre fatto apprezzare dalle persone con cui ha lavorato.

Il suo unico limite al tempo appariva essere la mancanza di quel guizzo, di quel pizzico di grinta che dal ruolo di comprimario lo avrebbe potuto proiettare tra i più forti al mondo.

Poi iniziò l’esperienza in Ducati, un’esperienza che Dovizioso sapeva sarebbe stata tutt’altro che facile, attraverso molteplici difficoltà legate allo sviluppo di un progetto tecnico che partendo da caratteristiche peculiari del motore, mirava ad ottenere prestazioni basate soprattutto sulla velocità di punta.

L’equilibrio della moto era ancora lontano da venire ma con l’arrivo di Gigi Dall’Igna a Borgo Panigale si instaurò una nuova metodologia di lavoro; con intelligenza e umiltà non venne buttato ciò che di buono c’era nei progetti precedenti e nacque la nuova moto che aveva “solo” bisogno di un gran lavoro di sviluppo per raggiungere quell’equilibrio che permettesse di ottenere i risultati di queste ultime stagioni.

Le difficoltà agonistiche di Andrea nel corso dei primi anni trascorsi in Ducati non hanno mutato il carattere del forlivese, nemmeno quando fu a rischio di perdere il posto con l’imminente ingresso di Jorge Lorenzo in squadra, esperienza da cui è uscito semmai rafforzato, assumendo d’autorità un ruolo guida all’interno del team Ducati, lavorando duramente al fianco degli ingegneri e vincendo ben due gare consecutive.

Con la terza strepitosa vittoria conseguita al Gran Premio d’Austria in cui si è imposto con determinata premeditazione su un talento del calibro di Marc Marquez, Andrea Dovizioso ha sancito definitivamente il suo passaggio al gruppo dei top riders, una cerchia ristrettissima di piloti che sono in grado di fare la differenza su ogni circuito.