La storia dell'automobile è costellata da vetture sensazionali. Queste stesse auto a loro volta sono entrate nel tessuto sociale divenendo fenomeni da libri sulla storia umana. Le motivazioni che portano ad un tale successo sono le più svariate, ma tutte unite da un comune denominatore: l'innovazione. La "Ford Model T", ad esempio, ha permesso a milioni di americani di poter passare dalla bicicletta (o da suola e tacchi) all'automobile, grazie alla sua progettazione geniale e all'introduzione inedita in campo automobilistico del sistema della catena di montaggio nel 1908.

Un'altra grande vettura è il "Maggiolino", nata in un clima non proprio spensierato (voluta da Adolf Hitler in persona poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale), è riuscita a strappare un sorriso ad ogni generazione, divenendo una delle auto più conosciute ed amate del mondo. Si entra nella storia a volte inconsapevolmente, altre volte si riesce ad intercettare una sfumatura che ha un valore tecnologico, estetico e sociale che diventa eterno. Perché, vero.

Tanto odiata quanto amata

Nell'era contemporanea i miti automobilistici sono sempre meno: strategie, marketing, mancanza di una visione, cultura del progetto ed estetica spesso carente hanno portato ad un progressivo impoverimento della disciplina.

Ma un'automobile è riuscita ad entrare nell'olimpo: la "Toyota Prius". Dalla sua apparizione nell'ormai lontano 1997, è un'auto detestata dagli appassionati "petrolhead", quanto amata da chi cerca qualcosa in più; qualcosa di diverso frutto di consapevolezza e voglia di oggetti "che funzionano". Il suo merito non è estetico (la sua poca avvenenza è uno dei motivi che portano una fetta di persone a detestarla), ma tecnico/rivoluzionario che ha avuto un'impatto sulla società straordinario.

La Prius ha portato la tecnologia ibrida nel mondo delle auto di serie, a prezzi molto più abbordabili rispetto a certi esperimenti del passato; tutti, potendo, possono andare in giro con un'auto ibrida. Un po' come una Ford T. Oggi conosciamo tutti questa tecnologia, ed è tutto merito suo. Ed è anche merito suo se oggi questa tecnologia è approdata fino alle vetture di Formula 1.

Un'altra caratteristica è stata la costanza. Nonostante le difficoltà incontrate nell'imporre un'idea valida, è sempre andata avanti.

Evoluzione e pragmatismo giapponese

Nel 1993 la Toyota presenta un primo prototipo al Salone dell'Auto di Tokyo, ma non si chiama Prius (cioè "prima" in latino), ma G21 Project. Il nome cambia ma le intenzioni erano già sempre quelle: creare una vettura ibrida producibile in serie capace di ridurre i consumi e le emissioni, lavorando anche sull'efficienza del sistema propulsivo (un motore a benzina aiutato da uno elettrico) e della forma della carrozzeria. Si forma un team con a capo il presidente nella Toyota, Soichiro Toyoda, ma diretto da Takeshi Uchiyamada.

Nel 1995 venne presentato un'altro prototipo ulteriormente migliorato, finché nel 1997 viene lanciata sul mercato la versione definitiva. La prima serie (venduta fino al 2003) consente di fare 28 km/l, ed ha un cx (coefficiente di penetrazione aerodinamica) di assoluto rilievo di 0,29. Con la seconda generazione il progetto migliora ancora: 35,5 km/l ed aerodinamica ulteriormente migliorata. Viene migliorata così tanto che vince nel 2005 il prestigioso premio di Auto dell'Anno. La terza serie viene migliorata radicalmente, cambiando aspetto e contenuti: 38 km/l e per la prima volta su una vetture di serie sono disponibili i pannelli solari sul tetto, ed una versione ibrida/plug-in (una vettura ibrida che consente la ricarica alle colonnine elettriche per procedere in modalità zero emissioni).

Ed ora arriviamo ai giorni nostri; nel 2015 debutta la quarta generazione che, ancora oggi in commercio, alza ancora l'asticella con 40,8 l/100 km. Le vendite e la voglia di credere in un'idea hanno dato ragione al progetto e all'azienda, diventando d'esempio per tutti. Oggi la gamma Toyota presenta una variante ibrida per quasi ogni modello, e dalle corse alla auto di serie tutti i costruttori vogliono essere un po' come la tanto odiata e amata "Prima". Le grandi idee e i contenuti rimangono, l'estetica spesso passa. Cento di questi giorni Prius!