Il termine subprime viene coniato negli Stati Uniti per identificare i mutui concessi dalle banche a soggetti che non hanno le garanzie di solvibilità per essere considerati prime, cioè prime scelte. La responsabilità di questo fenomeno finanziario non può essere attribuita solo ad una sola parte, ma sia alle banche che concedono questi mutui con leggerezza, (date le scarse insolvenze fino al 2007 e agli alti livelli di fiducia sulla stabilità del sistema finanziario) ed anche ai consumatori, che attraverso il credito sperano di poter vivere ad un livello di tenore di vita superiore a quello che in realtà potevano permettersi.

In uno stupendo monologo tratto dal film Wall Street-il denaro non dorme mai, il protagonista Gordon Gekko (Michael Douglas), imputa il fenomeno dei subprime all'avidità dicendo "una volta ho detto che l'avidità è giusta, beh a quanto pare è diventata legge. Perchè vedete, è l'avidità che spinge il mio amico barista a comprare tre case che non può permettersi e senza dare un anticipo, ed è l'avidità che spinge i vostri genitori a chiedere un mutuo di 250.000 dollari per una casa che ne vale 200.000 (...) e con quei 50.000 dollari perchè no, magari comprarsi una secondo casa, tanto lo sappiamo tutti che il prezzo delle case in America sale sempre".

Un ruolo importante nella crisi subprime lo hanno avuto anche l'abbondanza di liquidità e l'innovazione finanziaria, in particolare le cartolarizzazioni. La prima, cioè l'eccesso di liquidità, ha portato ad una contrazione dei tassi d'interesse rendendo i finanziamenti appetibili alla clientela, che chiedeva mutui per beni immobili ma anche per beni di consumo (generalmente di lusso). Lo scopo delle banche era quello di allargare la clientela ed il suo business diversificando la sua offerta, che andava dai mutui jumbo per la clientela qualificata, fino hai subprime per i soggetti a rischio.

La crisi subprime ha attecchito là dove il settore bancario, paradossalmente, era più evoluto (USA e Inghilterra). L'italia ha risentito minormente questa crisi anche perchè il nostro sistema bancario è prettamente domestico: guardando al coefficiente di solvibilità, possiamo affermare che le grandi banche italiane come Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno tassi (11 per entrambe) al di sotto della media europea (13), anche la leva finanziaria e il peso dei derivati sul bilancio sono più bassi rispetto alla media europea di circa la metà. Ciò che preoccupa sono le masse di crediti dubbi rispetto al patrimonio netto, che sono oltre il doppio rispetto alla media europea.