I carabinieri del nucleo radiomobile di Napoli hanno scoperto un giro di false revisioni fatte con l'utilizzo di software illegali e riguardante circa quattromila automobili falsamente revisionate senza mai essere entrate in officina. Le auto adesso sono state richiamate per essere sottoposte a 'reali' verifiche meccaniche e tecniche, mentre i proprietari dei veicoli censiti, ad oggi, affermano di essere rimasti all'oscuro delle false procedure di revisione. I militari hanno denunciato in stato di libertà dodici persone tra titolari e dipendenti di otto diversi centri di revisione del capoluogo campano.

Le violazioni - Nel corso delle indagini effettuate dalla polizia giudiziaria, sono stati posti sotto sequestro il materiale informatico per la simulazione dei collaudi, che avveniva per mezzo software illegali in grado di effettuare tali operazioni su una vasta gamma di marche e modelli prima di rilasciare la documentazione relativa alla revisione senza che l'autovettura fosse stata sottoposta ad alcun test. I reati ipotizzati sono quelli di falsità ideologica commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità (art. 481 cod. pen.), sostituzione di persona (art. 494 cod. pen.), riciclaggio ( art. 648-bis cod. pen.), soppressione di targhe e violazione della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.

Le indagini - Per scoprire la frode gli inquirenti hanno dovuto ricorrere a lunghi pedinamenti, oltre ad effettuare un controllo capillare su migliaia di documenti. Le immagini tratte dalle telecamere nascoste disposte sul retro dei centri di revisione hanno svelato che, negli orari prefissati per lo svolgimento delle operazioni di revisione, al posto dei veicoli che risultavano formalmente revisionati, si recavano all'officina soltanto i proprietari o i tecnici, portando con sé le carte di circolazione sulle quali apporre il tagliando della pratica completata in maniera fittizia.

In questo modo le pratiche di revisione erano evase rapidamente e facilmente tanto per i tecnici e i gestori dei centri, quanto per i proprietari compiacenti, senza sprechi di tempo ed energia ed evitando inoltre la presenza materiale degli autoveicoli, i quali ottenevano la revisione senza alcun controllo delle loro parti meccaniche essenziali.

In precedenza - Già nel febbraio del 2014, sempre per false revisioni, i Carabinieri avevano denunciato un totale di 13 persone tra tecnici, meccanici e proprietari di centri di revisione. In quel frangente dalle indagini era emerso che circa 1600 revisioni risultavano essere state compiute da un tecnico in realtà deceduto.