Raffaele Monetti ha 15 anni ed è affetto da paresi cerebrale infantile, che lo costringe a vivere su una sedia a rotelle. Da nove anni il ragazzo, insieme ai genitori e alla sorella più piccola, abita in un appartamento situato in un parco di Scampia, quartiere a nord di Napoli. Un agglomerato di palazzi costruiti dall’Iacp, l’Istituto Autonomo per le Case Popolari, un ente nato per realizzare abitazioni da assegnare a famiglie e soggetti meno abbienti.

Quella maledetta scalinata d’accesso

E difatti la famiglia Monetti non se la passa molto bene: papà Angelo fa lavori saltuari, mamma Dalila è costretta a occuparsi della casa e del figlio per nulla autonomo.

In pratica, a far quadrare il bilancio familiare è proprio Raffaele con i 500 euro che lo Stato gli passa ogni mese come indennità di accompagnamento. Per cui i Monetti il loro alloggio popolare se lo tengono ben stretto, anche se per il figlio è diventato una sorta di prigione. Infatti, pur essendo il palazzo dotato di ascensore interno, tra il portone e la strada ci sono 20 gradini, una scalinata d’accesso che il ragazzo ovviamente non può scendere e risalire da solo.

“Finora abbiamo fatto per conto nostro e continuiamo a farlo – racconta Dalila –. Io e mio marito facciamo scivolare piano piano le ruote della carrozzina sulle scale, ma diventa sempre più faticoso e pericoloso. Raffaele cresce, si fa grande e pesante, mentre noi invecchiamo e abbiamo sempre meno forza.

Non ce la facciamo più. Se prima riuscivamo a farlo uscire di casa due volte al giorno, sempre più spesso le uscite sono ridotte a una”.

Le istituzioni sono impotenti

Per trovare una soluzione al problema Angelo e Dalila si sono rivolti alle varie istituzioni locali, che però hanno risposto picche: il proprietario dell’immobile è l’Iacp ed è quest’ente che deve intervenire.

E allora i coniugi Monetti hanno scritto per ben due volte ai vertici dell’ente responsabili per la provincia di Napoli, ottenendo sempre lo stesso responso, che tradotto in parole povere suona più o meno così: i soldi sono finiti e quando dalla Regione ne arriveranno degli altri bisogna aspettare il proprio turno. Nel frattempo, l’Asl ha dotato Raffaele di un particolare ausilio, una sorta di barella-cingolato, che serve a salire e scendere le scale, ma funziona con la spinta a mano e non risolve il problema.

Diecimila euro il prezzo per la libertà

Una buona soluzione, invece, sarebbe quella di realizzare uno scivolo sulla scalinata o dotarla di un montascale elettrico, proprio quegli interventi che l’Iacp dice di non poter effettuare al momento. Perciò della questione si è interessata l’Associazione Cittadinanza Attiva in Difesa di Napoli, che vuole superare le lungaggini burocratiche e regalare a Raffaele la libertà nel più breve tempo possibile.

“Insieme a Lucio Mauro, anche lui dell’associazione, e ad Antonella Pane di Progetto Napoli ho portato sul posto l’ingegnere di una ditta leader nel settore – dichiara Alfredo Di Domenico, uno dei referenti dell’associazione –. Ora abbiamo un preventivo e sappiamo che per il montascale servono 10mila euro.

Perciò mi rivolgo alle persone più facoltose di questa città: fate un piccolo sforzo e ridate a questo ragazzo la possibilità di uscire di casa tranquillamente”. E dopo l’appello un’amara riflessione: “So che queste questioni non andrebbero risolte così, ma Raffaele non può aspettare di vincere la battaglia contro la burocrazia”.