Ricercatori e vulcanologi dell'University College di Londra e dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia non hanno dubbi, la caldera del supervulcano di Campi Flegrei potrebbe scoppiare molto prima di quanto si pensi. A suggerirlo sarebbero gli ultimi analisi del comportamento sismico e bradisismico dell'area collocata tra il promontorio di Posillipo e capo Miseno. Proprio nella punta che chiude il golfo di Pozzuoli.

Il documento presentato dagli esperti Christopher Kilburn, Giuseppe de Natale e Stefano Carlino e in seguito pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Communications, denota come il costante sollevamento del terreno stia entrando in una nuova fase critica.

E pur evitando la diffusione di pericolosi allarmismi, è lo stesso Kilburn a lanciare un preciso monito alle autorità: ”Debbono essere preparate a una eventuale Eruzione”.

Territori particolarmente irrequieti

Piccoli terremoti e un forte sollevamento del suolo si sono ripresentati a partire del 2005 dopo un periodo di relativa calma. Secondo i risultati ottenuti dai continui monitoraggi eseguiti negli ultimi anni, tale rigonfiamento sarebbe dovuto alla crescita delle camere magmatiche. E di conseguenza un accumulo enorme di energia che potrebbe venire espulsa in superficie con grande forza.

Tuttavia, quella straordinaria concentrazione di energia che renderebbero il supervulcano di Campi Flegrei suscettibile ad eruzione non avrebbe la stessa forza catastrofica che ha originato il vulcano più monitorato d'Europa.

Le condizioni del supervulcano

Secondo il rapporto stilato dagli esperti Kilburn, De Natale e Carlino, una zona di circa 100 chilometri quadrati che corrisponderebbe alla caldera del supervulcano Campi Flegrei è stata soggetta ad una ininterrotta attività sismica negli ultimi 67 anni. La quale ha prodotto, in alcuni punti, grandi deformazioni del terreno e un sollevamento dello stesso di oltre 4 metri.

Ora, l'obiettivo primario degli scienziati sarebbe quello di calcolare il reale stato fisico delle rocce sottostanti, giacché il trend che si osserva somiglierebbe molto alle agitazioni riscontrate precedentemente in altri vulcani. In effetti, il Tavurvur in Papua Nuova Guinea, El Hierro alle Canarie e il Soufriere Hills sull’isola caraibica di Monserrat hanno fatto risentire la loro forza negli ultimi vent'anni.