Mesi prima del grande incendio del 12 luglio si innalzano nubi tossiche dal vesuvio. I fumi neri presuppongono rifiuti in fiamme e un'aria irrespirabile si sparge per tutti i paesi Vesuviani. I cittadini gridano aiuto eppure i roghi si sono ripetuti per diversi mesi. Se ci sono stati segnali di fumo evidenti che hanno comunicato l'emergenza del pericolo per tutta l'area che circonda Napoli e le sue province vesuviane, perché la Regione non ha fatto alcuna prevenzione?

Il Mattino riporta la notizia che il sindaco Luigi de Magistris denuncia la negligenza del nostro paese, il quale ha perso di vista le vere priorità del territorio, continuando a investire in spese militari e per salvare le banche, dimenticando invece di fare prevenzione contro gli incendi.

Il presidente della regione Vincenzo De Luca adesso è determinato a risolvere il problema dei roghi, specialmente sul Vesuvio. 400 mila euro investiti per pagare gli straordinari ai Vigili del Fuoco, aumentando i controlli anche notturni. Gli investimenti hanno permesso anche di agevolare gli elicotteri nel trasporto dell’acqua, di mettere in sicurezza cave e zone abitate. Ma perché aspettare un incendio lungo due chilometri per mandare i soccorsi? Il web e i giornali si scatenano contro il presidente della Regione ritenuto responsabile di negligenza.

Le indagini svolte dal web

Le indagini sono ancora in corso per capire chi sia l’artefice dell’incendio. Sono in molti a pensare che la colpa sia della malavita che ha bruciato la montagna per disfarsi delle discariche di rifiuti tossici.

Saviano in un suo video postato su Facebook ha ragione di credere che l'incendio abbia avuto scopi edilizi. Su un terreno bruciato, non si può costruire per 15 anni. La camorra quindi avrebbe lanciato il messaggio che solo loro hanno potere decisionale sul territorio campano. Altri invece pensano che la causa sia di un ignoto piromane con manie di grandezza.

Quello che sappiamo è che l’incendio è doloso. Sul Corriere della sera, il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola afferma che l’incendio non ha nulla a che vedere con i rifiuti tossici. La teoria dell’edilizia annunciata da Saviano potrebbe essere valida, ma per legge, sul Vesuvio è vietato edificare dato che è considerata una zona rossa ad alto rischio.

Le teorie sono incerte e coperte da mezze verità, alcune in parte smentite. Quello che possiamo immaginare è che, dato i molteplici segnali di fumo evidenti mesi prima del 12 luglio, l’incendio poteva essere evitato. Il Vesuvio è un simbolo riconosciuto in tutto il mondo. Quella terra che dovrebbe essere protetta, trattata con rispetto e riguardo è da anni vessata, soggetta ad abusi e ora completamente distrutta.