S'intitola Le mille luci di New York la nuova mostra a Palazzo Zevallos-Stigliano, nella centralissima Via Toledo 185. Curata da Luca Beatrice, essa si terrà dal 15 settembre al 5 novembre tutti i giorni, escluso il lunedì, al costo di 5 euro a biglietto, il ridotto 3. L'esposizione allestita lungo tutto il primo piano dell'edificio vede protagonista alcune delle tele degli autori più rappresentativi dell'arte americana post II° guerra mondiale. Si parte Andy Warhol (1928-1987), il padre della POP ART, che ha sempre avuto un rapporto privilegiato con Napoli come dimostrano le tele Vesuvius rosso e Vesuvius nero a cui, nella mostra, si aggiunge, tra l'altro, uno dei suoi più celebri ritratti: LENIN (1986).

A seguire c'è l'opera di Keith Haring. Del pittore di Reading si possono ammirare i due Untitled, entrambi del 1983, in cui si nota tutto il suo stile di un iconografia bidimensionale semplice e infantile dai colori festivi. In una delle due opere su uno sfondo nero emergono due mani dalle linee gialle che ghermiscono un individuo e rievocano il celebre fotogramma in cui Charlot viene soppresso tra due rotelle; l'altro appare più un labirinto giocato sui colori rosso, giallo e nero. Del geniale Jean-Michel Basquiat, pittore scoperto da Andy Warhol e definito proprio da lui la più grande rivelazione degli anni'80 non si può che rimanere affascinati da Skull del 1984.

Questa tela, su sfondo nero, riprende l'arte dell'haitiano caratterizzata da immagini primitive e si rifà all'Art Brut di Jean Dubuffet e a vederla appare come una moderna Guernica post-strutturalista.

Nel 1984, anno del quadro, Warhol e Basquiat lavoreranno insieme a Francesco Di Clemente, altro autore presente nella mostra. Napoletano di origine, nel 1981 Di Clemente approda negli Stati Uniti dove, tra l'altro, dipinge Up and down, quadro presente all'esposizione e che riempie gli occhi per il modo suggestivo adoperare il colore rosso.

Un uso molto personale che rievoca i Fauves e Matisse.

Ultimo artista è il futuro regista Julian Schnabel, grande amico di Basquiat a cui dedica l'omonimo film del 1996 e di cui si può apprezzare Carey. Il dipinto vede uno stile più sporco e più ellittico, rispetto a quello degli altri artisti, e il nome che dà il titolo all'opera è scritto su uno sfondo bianco a carattere neri come se fosse stato urlato.

La lettera C sembra supportata da una chiazza blu emersa come residuo marino dal nulla. La mostra consente di immergersi in un'atmosfera inconsueta non solo per chi non è pratico di arte, ma anche per chi ne è un cultore. Sembra di avere il privilegio di entrare nella Factory di Warhol e far conoscere e/o apprezzare maggiormente questi artisti che hanno rivoluzionato l'arte globale.