Stando ai dati diffusi dal dipartimento Finanze, ogni italiano pagherà per l’Imu sulla prima casa 194 euro medi, contro i 151 dell’Ici. Il carico su ogni immobile sarà di 235 euro. Un rincaro medio, di 9,9 euro che varia, però, in base al reddito e alla rendita catastale. Infatti, se per la classe di reddito 10-26 mila euro l’aggravio dell’imposta sarà di 50 centesimi, questo salirà invece a 113,6 euro per i contribuenti over 120 mila euro.

Se si considerano, poi, le rendite catastali e il nucleo familiare, si scopre che alcuni cittadini pagheranno addirittura meno.

Infatti, per le rendite catastali inferiori a 500 euro, si registra un risparmio che aumenta al crescere delle dimensioni del nucleo familiare. Viceversa, con rendite superiori a 1.000 euro, senza figli si pagheranno dai 221,9 ai 320 euro in più. L’aggravio sarà invece inferiore per chi ha almeno tre discendenti. Inoltre, per effetto della detrazione di 200 euro per la prima casa più 50 euro per ogni figlio, ben 4 milioni di italiani saranno esenti dal prelievo.

E’ necessario, tuttavia, precisare che il peso della nuova imposta dipenderà dall’aliquota stabilita da ciascun Comune. Entro il 30 settembre, infatti, ogni sindaco può alzare l’aliquota base Imu (fissata al 4 per mille) di un altro 2 per mille.

Inoltre i dati riportati dal dipartimento Finanze sono relativi alla tassa sulla prima casa. Per la seconda, infatti, l’aliquota di partenza sarà del 7,6 per mille, senza contare la possibilità di applicare sulle seconde case lasciate sfitte la cosiddetta super Imu. In questo caso l’aliquota è quella delle seconde case (7,6%), ma ogni Comune ha la possibilità di aumentarla o diminuirla dello 0,3%.

E’ chiaro, dunque, che per stabilire realmente quanto l’Imu graverà sul bilancio delle famiglie italiane, bisognerà aspettare la verifica del gettito della tassa. Se a luglio, dopo il pagamento della prima rata, gli incassi saranno inferiori ai 21 miliardi di euro previsti dal governo Monti, la “stangata” sarà di certo più pesante per gli italiani.