E' morto ieri, a Genova, DonAndrea Gallo, il prete militante che, nel corso dei suoi 54 anni disacerdozio, ha dedicato le sue energie alla difesa degli ultimi ed alle battagliesociali.

L'ardore trasfuso nelle battaglie civili e nella costanteattenzione rivolta agli invisibili dellanostra società è così vivo tra i suoi estimatori, che si fatica adimmaginarlo non più in vita.

Don Gallo si è sempre fattocarico, durante la sua esistenza, della tuteladei più deboli, degli emarginati edei dimenticati. Da subito la sua fede si era mossa in un orizzonte diumiltà e concretezza, affascinato dalle attività dei Salesiani di Don Bosco, che operavano con i ragazzi.

L'amore per i bisognosi si è,così, velocemente trasformato in politicheattive per i tossicodipendenti, gli alcolisti ed i malati psichici, cheaccoglieva presso la comunità di SanBenedetto al Porto di Genova, da lui istituita. Degno di nota anche il suoimpegno presso i carceri ed iriformatori minorili, ove sostituì le politiche repressive con impostazionipedagogiche ispirate alla fiducia ed alla libertà.

Le sue idee partigiane lo hannoda sempre posto in conflitto con le altegerarchie ecclesiastiche. Rappresentava, infatti, l'altra faccia dellaChiesa, quella che vive ed opera sulla strada, mai restia a prendere posizione sullescottanti questioni del vivere sociale.

Una delle sue battaglie, rivoltaalla denuncia della droga dellinguaggio, colpevole di ingenerare emarginazione, ad esempio ai danni dei giovani delle classi sociali menoabbienti, ritenuti inadatti agli studi, o di mistificare la realtà, ne causò l'allontanamento dalla Parrocchiadel Carmine a Genova; da allora, il Don è diventato un vero e proprio prete delmondo, senza parrocchia ma pieno di fedeli.

Il progetto di Chiesa doveva, a suo parere, essere quanto più inclusivo, aperto anche a quelle categorie dasempre escluse dalle sfere ecclesiastiche; in particolare, aveva denunciato piùvolte le gravi carenze della Chiesa verso lacomunità omosessuale e transgender, anche mediante la sua partecipazione alGenova Pride del 2009.

Ma si era espresso anche in senso favorevole ad una maggiore valorizzazione del ruolo delledonne all'interno delle istituzioni cattoliche, tacciate di misoginia; siera, infatti, recentemente espresso a favore del sacerdozio femminile.

Gli diceva Fabrizio De Andrè " Ti sono amico perché non sei un prete che mivuol mandare in Paradiso per forza".

Infatti, per Don Gallo la supremazia dell'etica sulla fede era unvalore imprescindibile.

Impegnato nella società reale perle battaglie del quotidiano, si ricorda la sua appassionata partecipazione al movimento No Dal Molin di Vicenza,contro il progetto di costruzione di una base militare Usa nella cittadinaveneta, nonché alle manifestazionisvoltesi durante il G8 di Genova del 2001.

Una delle sue ultime battagliecivili è stata rivolta alla difesa dellaCostituzione italiana, con la pubblicazione, nel 2011, del libro "Di sana erobusta costituzione".

Tante le definizioni accordateglinegli anni, ma è doveroso ricordarlo con quella che lui amava di più: ciao Don Gallo, prete di strada.