Dopo Padoa-Schioppa (che coniò il termine "bamboccioni") e la Fornero (che utilizzò il vocabolo inglese "choosy"), anche John Elkann, presidente della FIAT (futura FCA, società di diritto olandese ma fiscalmente inglese), in una recente intervista rilasciata a "la Repubblica", ha ritenuto opportuno dire la sua sui giovani quasi coetanei senza lavoro, addebitando loro il fatto di non cercarlo (il lavoro) perché stanno bene a casa dei genitori e non hanno ambizioni.

La reazione dei diretti interessati non si è fatta attendere e la rete è piena di commenti (il cui contenuto è facile immaginare...) a disposizione di chi volesse farsi una cultura specifica.

Nonostante il tentativo di dare una chiave di lettura diverse alle sue parole, immediatamente operato dall'erede degli Agnelli, le polemiche non accennano a diminuire.

Interessante, poi, è stata la presa di posizione di importanti imprenditori che hanno ritenuto opportuno prendere le distanze dalle affermazioni di Elkann. In proposito, ci sono motivi per ritenere che Della Valle e Barilla abbiano agito con personali motivazioni diverse: mentre, infatti, il primo non è nuovo ad uscite controcorrente, Barilla sembra spinto dalla necessità di recuperare qualcosa in termini di immagine, dopo il recente infortunio "verbale" sulle unioni gay. Tuttavia, quello che conta è il concretizzarsi di un nuovo scontro ideologico fra famiglie "pesanti" dell'industria italiana.

Tornando all'intervista, appare davvero difficile comprendere il senso dell'intervento di John Elkann, proprio in un momento come questo, in cui FIAT di fatto lascia a casa migliaia di lavoratori.

Se, infatti, i due ministri ritennero di doversi esprimere in quel modo a sostegno delle loro scelte di politica economico-sociale, quale potrebbe essere la motivazione del delfino dell'Avvocato?



Dal mio punto di vista, cominciano a vedersi i primi frutti (… dannosi) della vicinanza di un manager freddo come Marchionne, da cui Elkann dimostra di aver appreso molto in termini di autostima: se questo sentimento (molto, molto vicino alla presunzione che acceca) si innesta su una visione dall'alto in basso degli "altri", tipica di chi, fortunatamente per lui, non ha mai avuto problemi nella vita, il rischio di veder ripetere simili uscite è molto forte.

Conservare il senso delle cose, quando si possono smuovere i miliardi e, nei fatti, si dispone della vita degli altri, è davvero difficile.

Ci sono fasi del ciclo vitale dell'impresa in cui l'imprenditore può spingere l'acceleratore dei suoi guadagni, ma ve ne sono altre in cui deve applicare un minimo di etica, operando scelte funzionali a sostenere quelli che, quando le cose andavano bene, gli hanno permesso di accumulare tanto da poter continuare a vivere "alla grande" anche con qualche temporanea rinunzia al dividendo.

Sarà certamente casuale, ma sul tema i giornali di oggi riportano le parole che Papa Francesco ha usato per una prefazione ad un libro: "la ricchezza è un bene se aiuta gli altri".

Forse John Elkann farebbe bene a leggere questo libro: chissà che non gli possano venire buone idee per coniugare il legittimo ulteriore arricchimento, suo e dei suoi soci, con le esigenze di coloro che quell'arricchimento hanno consentito alla sua famiglia nei cento anni di FIAT.