Italia alla rovescia. No, non è successo al sud, ma al nord. All'estremo nord. E' successo a Trento per la precisione. In una delle città che si classificano puntualmente ai primi posti di tutte le classifiche per la qualità della vita. Ma benessere, progresso e bigottismo non possono restringere il campo della polemica. Una polemica destinata a trascinarsi e a scatenare feroci contrasti sulla nota vicenda della professoressa lesbica licenziata proprio per il suo orientamento sessuale. Ci sono dei valori e dei dogmi religiosi da difendere e da conservare di fronte al "peccato" da una parte, e c'è la laicità dello Stato, la libertà sessuale ed il rendersi brillanti e fare gli splendidi di fronte al bigottismo dall'altra.

Ma stavolta non è il "crocifisso nelle classi delle scuole statali" che offende la libertà religiosa soprattutto di chi viene da fuori a studiare in Italia. Stavolta sono i dogmi religiosi a giocare in casa, all'Istituto del Sacro Cuore, dove la direttrice, forse imbarazzata dall'argomento, ha dovuto prenderla alla larga ("girano certe voci…") per scavare nei "vizietti perversi" della professoressa. Alla quale sono state prospettate due vie per ottenere il rinnovo del contratto: smentire "quelle voci", oppure "curarsi" dall'omosessualità. Aggiungo: perché dover scegliere tra le due vie? Non sarebbe meglio smentire "quelle voci" e curarsi, magari di nascosto, dall'omosessualità?

Due strade che certamente non facevano per la professoressa che, irritata, ha cavalcato la strada del duro confronto con l'istruttrice, rifiutandosi di rispondere a delle domande inaccettabili, che nulla hanno a che fare con la propria professionalità.

Ed anche la madre superiora ha cavalcato la strada del duro confronto, affermando, in un primo momento, che la fine del rapporto di lavoro era dipesa dal termine naturale del contratto, ma poi, smentendo se stessa in un secondo momento, ha voluto difendere la scuola cattolica da quelle voci ormai confermate che minacciavano l'etica e la moralità della scuola stessa.

Sull'argomento è intervenuta la Ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, che ha affermato che agirà, se necessario, con la "dovuta severità, laddove ci trovassimo di fronte a un caso legato a una discriminazione di tipo sessuale". Aggiungo: davvero il Ministro pensa che, su questa delicata vicenda, sarà proprio la sua l'ultima parola quella decisiva?

Affermare "agiremo con severità" è entrare a gamba tesa sulla questione, è assegnare arbitrariamente una ragione senza nemmeno assaporare il sentimento comune di un popolo, quello italiano, già defraudato della sua dignità su altre vicende.

Il confronto, insomma, è appena iniziato e nuovi capitoli si apriranno sulla vicenda. Un dubbio, tuttavia, assale lo scrivente: ma Cavour quando coniò la frase "Libera Chiesa in libero Stato" proprio non aveva pensato che quella frase sarebbe diventata sempre più riduttiva con il passare degli anni, che le questioni avrebbero investito lo Stato ma non solo nei suoi confini e la Chiesa, anch'essa non più confinata e che, quindi, prima o poi, tale frase sarebbe entrata in conflitto con se stessa?