Leggiamo online, in data domenica 6 luglio 2014, sul quotidiano "La Repubblica" che nel carcere di Larino, nella Regione Molise, ben duecento detenuti, tra i quali alcuni che sono stati condannati per mafia, hanno espresso seri dubbi rispetto all'opportunità di partecipare alla Santa Messa dopo la scomunica ai mafiosi che è stata comminata pubblicamente da Papa Francesco.



Sul web e sulla carta stampata chiunque può andare a riascoltare le parole di Papa Francesco, che testualmente ha detto: "Coloro che nella loro vita "hanno" questa strada di male, come "sono" i mafiosi, non sono in comunione con Dio, sono scomunicati".



Il verbo avere ed il verbo essere, che sono entrambi coniugati al tempo presente, evidentemente esprimono quello che è il riferimento a persone che non si sono pentite e che continuano ad essere mafiosi. Non si parla, di conseguenza, di ciò che eri, ma di chi sei al giorno d'oggi.



Quindi, non si capisce in verità quale nella sostanza sia il motivo di così tanta permalosità: se eri un mafioso ma il carcere ti ha aiutato a capire i tuoi errori, e quindi ti sei pentito, certamente la scomunica di Papa Francsco non era diretta a te e di conseguenza potrai serenamente continuare a partecipare alla Santa Messa.



E se può essere di consolazione ai carcerati, ricordiamo che per i divorziati e per i separati, anche se non sono stati condannati per mafia, ed anche se non sono stati scomunicati, sono ancora al giorno d'oggi vietati i sacramenti.