E così, come preannunciato anche a Barbara D'Urso dallo stesso Presidente del Consiglio, il governo Renzi torna alla carica con altri 80 euro di bonus. Il precedente credito, quello riconosciuto a tutti i lavoratori dipendenti che si posizionavano sotto un certo importo di reddito, già aveva avuto modo di essere fortemente criticato per tutta una serie di esclusioni (disoccupati, pensionati ecc.). Con questa nuova iniziativa, gli 80 euro del bonus (mensilmente, come oggi precisato dall'INPS, e non più come inizialmente si pensava in unica soluzione) probabilmente non sotto la forma della detrazione fiscale, andranno anche a tutti i nuovi nati dal 2015 al 2017, a condizione che i genitori non abbiano un reddito superiore a 90.000 euro annui.

E già questo limite di reddito è fonte di nuove discussioni. Le critiche vertono principalmente sulla considerazione che non appare giustificabile, sul piano etico in particolare, il fatto che un Paese (che si dichiara in difficoltà nell'aiutare i disoccupati ed i pensionati al minimo) possa destinare risorse a favore di cittadini che, invece, sommano redditi così alti (90.000 euro annui equivalgono a 7.500 euro mensili che, ancorché lordi, sono comunque una cifra non a portata della maggioranza dei lavoratori).

Ma non basta: è pur vero che il dispositivo della legge ancora non è completo, tuttavia altri quesiti sorgono, in ordine, ad esempio, all'esistenza di famiglie composte da coniugi in regime di separazione dei beni ovvero costituite da coppie di fatto, i cui componenti, quindi, godrebbero di redditi indipendenti sul piano fiscale. In entrambe queste fattispecie, infatti, si potrebbe registrare una paradossale discriminazione a danno delle famiglie con un regime fiscale di comunione dei beni ovvero "regolarizzate" sul piano anagrafico. Sul piano "politico", poi, sembra quasi che Renzi le studi tutte per rimarcare l'esistenza del "patto del Nazzareno": sarà casuale il fatto che questo provvedimento vada a ripristinare una analoga iniziativa del governo Berlusconi?