Prima la Francia, che il mese scorso annuncia ufficialmente di "rifiutare l'austerità" europea e di rimandare i tagli al deficit previsti da Bruxelles. Poi la Legge di stabilità del Governo Renzi che, pur all'interno di un impianto per nulla ribelle, stabilisce di voler aumentare il rapporto deficit/Pil dal 2,2 al 2,8%, anche in questo caso contro il parere dei falchi della Ue. Giovedì 23 ottobre, poi, ecco arrivare in risposta alla finanziaria italiana l'ennesima bacchettata europea attraverso la lettera del commissario all'economia Jyrki Katainen, che di deviazioni al rigore ovviamente non ne vuole sapere.

Oggi, infine, l'ultima polemica: le nuove norme sul calcolo del Pil, che da ora include anche attività illegali o in nero, comporterebbero il ricalcolo dei contributi dei singoli Stati alle casse dell'Unione Europea. Francia e Germania avrebbero diritto (le cifre sono ancora indicative ed il condizionale è d'obbligo) a vedersi restituire decine di milioni di euro. Ma il Regno Unito dovrebbe versare a Bruxelles qualcosa come 2,1 miliardi e l'Italia circa 340 milioni. Una settantina di milioni vengono chiesti persino a una Grecia letteralmente in ginocchio. E i pagamenti devono essere fatti in poche settimane. 

David Cameron e Matteo Renzi: Euro e UE

Il premier britannico David Cameron, che guida una nazione che dell'euro non ne ha mai voluto sapere e che ha una propria Banca Centrale che esercita pienamente i suoi poteri, e quindi una finanza pubblica che non è alla mercé dei mercati finanziari privati, ha detto chiaramente che non pagherà un bel nulla.

Matteo Renzi, che probabilmente non vuole davvero mettere in atto ribellioni di questa portata - e che comunque rischierebbe molto di più in quanto l'Italia, come membro dell'eurozona, è sempre sotto il ricatto dello spread - ha trovato comunque il coraggio per dire che queste ulteriori richieste di esborso sono «un'arma letale».

Bruxelles, del resto, sta esagerando persino per i suoi fan, e anche Giorgio Napolitano, che ha passato gli ultimi 25 anni della sua carriera politica a sostenere senza se e senza ma le politiche rigoriste, deflazioniste e privatrizzatrici della Ue, invita l'Europa alla ragionevolezza.

Intanto la Francia, che deve ricevere soldi da questo ricalcolo, assieme alla Germania insiste perché inglesi e italiani si mettano in riga e paghino.

Eppure fino a ieri c'era qualche povero illuso che sosteneva l'esistenza di un'asse Roma-Parigi anti-austerità. Vedremo che cosa accadrà nelle prossime ore. Probabilmente è ancora presto per assistere a una deflagrazione dell'euro e della Ue. Ma la morale della favola sembra piuttosto chiara già oggi: chi sosteneva che la moneta unica alla prima recessione seria avrebbe aggravato squilibri e frizioni tra i singoli Paesi aderenti, fino a mettere in discussione lo stesso progetto di unione politica, aveva ed ha ragione. E a poco vale continuare a sostenere che servirebbero più cooperazione e "più Europa": trattasi di grave ingenuità o di insulsa propaganda, perché gli ultimi decenni di storia hanno dimostrato che non esiste alcuna volontà politica in questo senso.