Non è mai facile parlare della morte di una madre di famiglia come nel caso della 37enne Elena Ceste, consorte di Michele Buoninconti, recuperata in un canale dopo mesi: c'è il rischio di speculare a livello mediatico pur di soddisfare la morbosa curiosità del pubblico, più interessato, forse proprio perché diseducato dai media, a certi particolari degni di pettegolezzi di Paese che alla sostanza dei fatti. Tanto si è parlato, nel caso di Elena Ceste, delle sue chat su un noto social network, dalla cui analisi è emerso un volto a sorpresa: quello di una persona che stentava ad accontentarsi della vita di provincia, lei che era di Torino, rimasta prigioniera di un micidiale tran tran, di una banalità che sfiorava il ridicolo.

Elena Ceste era una donna tutta casa e Chiesa e buoni sentimenti ma in fondo, ancora giovane e piacente, aveva ancora voglia di qualche sano divertimento che il duro impegno rappresentato dalla pesante gestione di quattro bambini evidentemente non le permetteva più.

Oggi Elena Ceste avrebbe 38 anni. Il suo corpo è stato recuperato in un canale di scolo e data la vicinanza all'abitazione ci si chiede come possa non essere stato scoperto prima. Viene perfino da pensare che possa essere stato collocato lì in un secondo momento. Dalla scomparsa sono passati nove mesi: un'eternità. La trasmissione Rai "La vita in diretta" sta subendo in queste ore molte critiche, in particolare dalla concorrenza e dunque da "Quarto grado" (Rete 4) perché la prima avrebbe pubblicato immagini di proprietà della seconda.

Va subito detto che le scuse da parte di Marco Liorni non hanno tardato ad essere presentate, ma è anche vero che ormai il fatto si era consumato.

La sostanza è quindi che quando una trasmissione o un giornale hanno la possibilità di aumentare l'audience per la particolare appetibilità di una determinata notizia sovente non si esita ad aggirare norme, magari tagliando o allargando il campo di immagini in esclusiva proprietà di altri pur di centrare lo scopo prefissato. A rimetterci sono principi fondamentali di correttezza che dovrebbero regolare il campo della comunicazione.