La legge di stabilità in corso di rilascio conferma per il 2015 il bonus degli 80 euro ai lavoratori dipendenti, addirittura allargando la platea, mediante l'innalzamento dei limiti di reddito utili per la percezione da parte di chi ha carichi familiari; continuano ad essere esclusi, oltre ai disoccupati, i pensionati e le tante altre categorie di lavoratori autonomi. Evidentemente, anche questo governo continua a non imparare dai precedenti errori, considerato il palese fallimento dell'obiettivo dichiarato, visto che non si è registrato alcun miglioramento dei livelli dei consumi (e se Renzi continua a dire il contrario, chiunque vada per negozi e mercatini è in grado di valutare autonomamente il fenomeno).

Ed infatti, alla faccia della sbandierata difesa degli interessi del paese, le scelte continuano ad essere ispirate dal mero calcolo elettorale (...e Renzi, visti i risultati delle europee, ci riprova in una prospettiva di un prossimo ritorno alle urne?). Ci vuole tanta scienza per capire che se vuoi avere la certezza di far spendere dei soldi li devi dare a chi non ne ha?

Considerato che la pensione media INPS è di 20.000 euro lordi annui, con i 10 miliardi del c.d. "bonus", si potevano mandare in pensione 500.000 persone, platea in cui (oltre a tanti ancora al lavoro) si sarebbero ritrovati moltissimi disoccupati anziani, esodati e cassintegrati di lungo periodo, alleggerendo altrettante casistiche di tensione sociale.

Se solo 1 su 5, fra i nuovi pensionati, avesse lasciato libero un posto di lavoro "vero" (cioè utile alle imprese o alla P.A.), si sarebbero creati i presupposti per 100.000 nuovi ingressi di giovani nel mondo dei lavoratori attivi (alleviando i numeri vergognosi della nostra disoccupazione giovanile). Centomila giovani al lavoro avrebbero significato altrettanti nuovi redditi, tutti destinati al consumo (con quello che passano i nostri ragazzi, sfido qualcuno a dire il contrario …) con nuovi introiti per lo Stato derivanti da Irpef, Iva ecc.

ecc.

Nel frattempo, i 400.000 nuovi pensionati, che prima erano senza reddito o quasi, avrebbero avuto nuove disponibilità di soldi che, ovviamente, si sarebbero tramutati in consumi (e quindi nuovi introiti per lo Stato derivanti da Irpef, Iva ecc. ecc.). Dei 10 miliardi investiti, già 2-3 sarebbero ritornati come imposte e tasse, gli altri (destinati a consumi primari) avrebbero dato una bella spinta all'asfittica economia delle PMI, dell'agricoltura e del commercio.

Tra l'altro, se il Governo avesse ritenuto di operare l'allineamento dei tempi di accesso alla pensione di anzianità a 41 anni e 6 mesi (livello oggi riservato alle donne, mentre gli uomini ci vanno un anno dopo), si sarebbe potuta chiudere subito una procedura di infrazione tuttora aperta dall'UE a carico dell'Italia per discriminazione di genere (ed il rischio è che si colga l'occasione per portare le donne a 42 anni e 6 mesi...).

Meno disoccupati (giovani ed anziani), più consumi, un problema in meno con l'UE: ma allora perché non si può fare? Sono certo che qualche megaeconomista (magari appartenente a qualche micropartito, determinante per la maggioranza con il suo 0,0...% dei voti) saprebbe costruire qualche dotta spiegazione, magari partendo dalla benevola definizione di "ignorante" verso chi la pensa diversamente. Politici dilettanti allo sbaraglio? No, professionisti dei loro affari: allo sbaraglio ci andiamo noi e l'Italia… .