È tuttora in tour per i teatri italiani la pièce drammatica di Peter Morgan dedicata all'intervista che l'ex Presidente USA Richard Nixon rilasciò a David Frost, poi adattata per il cinema da Ron Howard. Per il pubblico italiano, nel ruolo di Nixon vi è Elio De Capitani, mentre in quello di Frost Ferdinando Bruni, qui registi oltre che attori protagonisti (per altro, già conosciuti per il loro gusto filo-americano, da  Tennessee Williams a Tony Kushner fino ad Arthur Miller ). Tutti e tre raccontano la stessa storia, il crollo di un uomo, di un paese, di un'epoca.

Frost e Nixon, cosa resta? Siamo nel 1977. Nixon, che si è dimesso nel 1974 per il fallimento del proprio mandato, decide con i suoi collaboratori di accettare la richiesta del giornalista Frost. Ma le forze in atto vanno oltre quelle di due semplici uomini: da una parte (Nixon), c'è la ricerca della fama perduta, della redenzione agli occhi di un popolo tradito, dell'approvazione del proprio operato; dall'altra (Frost), l'aspirazione al successo e la scommessa con se stessi e con il sistema del mercato, che reca tanta celebrità quanta è in grado di toglierne. Di mezzo, questa intervista diventa un libro di storia attraverso cui ripercorrere le vicende che hanno cambiato completamente la politica americana e il suo popolo, ora non più così fiducioso nella propria bandiera e anzi incredulo del fatto che la legge e la giustizia non siano sinonimi e che portatore di questa amara verità sia proprio un Presidente.

Ma diventa anche un tribunale popolare in cui la giuria è il pubblico da casa e il giudice il giornalista, che con tenacia, tempistiche stringate e retorica riesce a far confessare le proprie colpe all'imputato: alla fine, nonostante i tentativi degli assistenti, Nixon ammette lo scandalo Watergate e Frost guadagna il plauso del mondo. 

Siamo nel 2015 e sono passati 38 anni da quell'intervista.

Cosa è cambiato? Altre guerre mondiali, che sono tali senza che i politici lo ammettano, altri scandali, altri problemi che dai favolosi anni '70 non si  è stati capaci di risolvere. I ragazzi di oggi sono i figli di chi era ragazzo il giorno di quell'intervista. Corsi e ricorsi, sempre: la storia non cambia perché l'uomo non cambia.

In modo particolare, il lascito di David Frost è stato immenso: dopo il suo caso, non c'è stato politico che non abbia cercato di sfruttare a proprio vantaggio il mezzo televisivo; spesso ottenendo il contrario, ma non importa. Ed è importante riflettere di questo proprio oggi, in periodo elettorale, e in un'epoca in cui la sera, tornati a casa da lavoro, l'italiano ha a sua disposizione, a fianco delle telenovelas spagnole e delle serie poliziesche/fantascientifiche/splatter, un vero tripudio di novelli Frost: Anno Uno, La Gabbia, Ballarò, Quinta Colonna... e sì, anche Pomeriggio Cinque. Perché Nixon, come altri, ci ha insegnato che il potere va a braccetto con il piacere.