Il 14 settembre 2014, nell'Abbazia di San Gregorio, alla Salute, a Venezia, il critico d'arte italo-francese Philippe Daverio ha avanzato una proposta dal gusto provocatorio ma non priva di fondamento. Egli ha sostenuto la possibilità di promuovere la città lagunare a capitale europea al pari di Bruxelles e Strasburgo come soluzione per il rilancio della dimensione cittadina di Venezia. Ciò che conferisce autenticità e verosimiglianza a quest'idea riguarda il passato e il possibile futuro della città lagunare: per secoli crocevia di culture, mercanti e diplomatici sotto il nome di Serenissima Repubblica, Venezia vanta un trascorso di città metropolitana.

Le principali sedi delle istituzioni europee sono dislocate nell'Europa continentale per motivi storici legati al secondo dopoguerra. A determinare tale assetto non fu certo una mancanza di interesse o di coinvolgimento delle nazioni mediterranee: basti ricordare che nel 1957 fu proprio Roma a ospitare la conferenza che costituì la Comunità Economica Europea e decretò lo stabilimento nelle città nordeuropee delle principali istituzioni permanenti, oggi chiamate Commissione, Consiglio e Parlamento. Ciò nonostante, pur essendo l'Italia uno tra gli stati pionieri dell'unione politica e culturale delle nazioni europee, a oggi spicca l'assenza di una reale rappresentanza europea nel territorio mediterraneo del Vecchio Continente.

Secondo Daverio, l'unica efficace soluzione che permetterebbe a Venezia di essere "ridestinata", cioè di scampare alla sua inesorabile sorte di crollo sociale, culturale e ambientale, è un cambiamento radicale nella forza trainante della società e dell'economia locale. L'inserimento di un'istituzione europea di spessore proprio nel centro storico cittadino avrebbe molteplici e imprevedibili esiti, due dei quali sembrano auspicabili.

Il primo riguarda la fine della dipendenza di Venezia dal turismo: oggi la città lagunare necessità dei turisti per sopravvivere poiché essi costituiscono la forte maggioranza degli introiti dei residenti. Se Venezia riscoprisse la propria dimensione perduta di punto d'incontro di politici, diplomatici ed economisti, il turismo di massa subirebbe un forte ridimensionamento.

L'Unione Europea a Venezia potrebbe trasferire nel tessuto cittadino un gran numero di persone non semplicemente di passaggio, ma con un reale interesse per presente e futuro della città.

Il secondo risvolto ha a che vedere con l'amministrazione locale di Venezia. Le problematiche e i rischi per Venezia diverrebbero lampanti agli occhi della comunità internazionale e misure rapide ed efficaci potrebbero venire adottate. Oggi sono infatti evidenti i risultati dell'incapacità dimostrata da vari decenni dell'amministrazione comunale e della politica nazionale di intervenire per affrontare in modo risolutivo la questione veneziana. Esperti di mobilità, di ambiente e di cultura dell'Unione Europea si troverebbero certamente ad affrontare questioni di difficile soluzione di cui ogni giorno Venezia è protagonista: si pensi ad esempio al MOSE, il sistema di dighe mobili in costruzione e tanto criticato per l'impatto ambientale.

D'altra parte dubbi sorgono sulle reali possibilità di concretizzare una simile proposta: quali stimoli avrebbe l'Unione Europea a istituire una sede proprio in un panorama cittadino tanto complicato quanto quello veneziano? Un incentivo per tale decisione potrebbe derivare dal buonsenso, dettato dalla necessità di proteggere uno dei massimi patrimoni culturali, architettonici e naturali dell'Europa intera: la città di Venezia e la sua laguna.