La ministra oppure la signora ministro o il ministro Maria Pia Fringuelli? La disputa lanciata dalla presidente della Camera Laura Boldrini non è del tutto sopita. Come si dice la pratica non è stata ancora archiviata e la polemica è pronta a riesplodere in qualsiasi momento dato che tutto è stato messo sotto traccia. Anche perché a dare man forte alla signora Boldrini ci si è messa pure l'Accademia della Crusca: nell'immaginario collettivo un covo di anzianotti intellettuali con gli occhi sempre appiccicati sui libri con il compito -probabilmente- di decidere come bisogna parlare e scrivere.

In questa polemica sembrerebbe che l'Accademia - nella Guida alla redazione degli atti amministrativi- abbia raccomandato, nel linguaggio parlamentare, di declinare al femminile i ruoli politici, gli incarichi amministrativi ed istituzionali delle donne nel totale rispetto delle identità di genere.

E l'inghippo apparirebbe insediato proprio in questa richiesta istituzionale, facendo inorridire più di qualche mestierante della cultura che ha subito denunciato la strumentalizzazione della lingua italiana per difendere il diritto delle donne. Cosicché se ieri c'era la battaglia per la cultura di sinistra e per quella di destra, oggi si sta profilando lo scontro, dentro e fuori il parlamento, per la cultura dei maschietti e delle femminucce.

Bene ha fatto la presidente della Camera Laura Boldrini a rivendicare la declinazione di genere. La storia della lingua italiana ha un'opinione non del tutto dissimile. La lingua italiana non è figlia di quella latina. Si tratta d'un qualcosa di più complesso di una trasformazione. E' una evoluzione che matura giorno per giorno, vocabolo dopo vocabolo.

E non è del tutto profano affermare che passo dopo passo l'idioma si trasforma secondo - più o meno - le circostanze del momento. Queste circostanze sono, oltre alle condizioni del luogo, i grandi fatti storici che col tempo tramutano la società e fanno cadere pure i più grandi governi democratici e le dittature. Influiscono sulla trasformazione del linguaggio finanche i nuovi atteggiamenti del pensiero.

Il cambiamento nel modo di pensare può mutare il parlare consueto. Le modificazioni prodotte dalle idee possono diventare così profonde da trasformare la sintassi e dare origine ad un idioma del tutto differente da quello usato prima. Ed il "passaggio" dal latino all'attuale lingua italiana costituisce una prova evidente.

E non deve essere trascurabile ai puristi, tuttavia, che è al suo interno che la lingua italiana ha il suo virus letale. Visto che deve sempre misurarsi con le parole straniere che non vengono veicolate solamente con le canzonette. Ma pure -forse oggigiorno soprattutto- con il linguaggio dell'economia moderna, la finanza virtuale, internet e, quindi, il Web. Attaccando e diffondendo il morbillo dell'esterofilia persino ai parlamentari italiani.

Gli esempi si sprecano. E fra i più ridondanti e cacofonici è il ricorrente Jobs Act, che talvolta eminenti commentatori televisivi si spellano la lingua pronunciando "giobect": e nella Gazzetta Ufficiale che cosa è stato scritto?

Opportuno sarebbe lasciare la dialettica a chi si occupa di scrittura, tirando fuori i soldini da qualche ministero per sostenere i media con scarse capacità finanziarie, ma volenterose di svolgere il proprio lavoro al servizio del cittadino. Patrocinare iniziative editoriali; quei giornalisti e scrittori che quotidianamente s'occupano della lingua italiana. Ed infine non sarebbe del tutto forestiero fare una passeggiata lungo il fiume Arno per risciacquare il lessico prima di costruire in casa una nostra torre di Babele.