Molti paesi stanno esportando il modello svedese sulla prostituzione. In Svezia la legge ha trovato il consenso del 70% degli abitanti, che ritengono giusto punire soltanto il cliente. Normale in uno dei paesi che hanno raggiunto la parità di genere, consapevoli che la prostituzione vada scoraggiata affinché le donne siano considerate pari all'uomo.

La situazione - L'Italia, maglia nera in Europa per parità di genere, vorrebbe imitare il modello tedesco, nonostante abbia legalizzato la schiavitù. Malgrado ciò, l'Italia non ha voluto sentire nemmeno il parere delle prostitute e sta accelerando per una legge che consenta la riapertura delle case chiuse, depenalizzando il reato di favoreggiamento, introdotto dalla legge Merlin. Tutto ciò senza considerare che l'Italia, roccaforte della mafia, tra molte attività ha sempre svolto lo sfruttamento della prostituzione. Stando alle testimonianze che arrivano dalla Germania, l'apertura dei bordelli potrebbe peggiorare la condizione femminile.

Le dichiarazioni delle 'parti coinvolte' - Inge, una ex prostituta tedesca intervistata da L'Espresso, racconta che molte hanno iniziato per povertà e nessuna paga le tasse, perché iscriversi ai registri come prostituta significa essere riconosciute pubblicamente come tali e, in conseguenza, stigmatizzate. Difficili i controlli sanitari; molti clienti rifiutano il preservativo e pretendono servizi disgustosi e rischiosi, come ad esempio che la prostituta beva il seme degli altri clienti rimasto nei preservativi o che faccia sesso coi cani. Oppure, andare con uomini brutti e puzzolenti. Le prostitute non possono opporsi in nessun modo. Un'inchiesta pubblicata del 2013 dal settimanale tedesco Spiegel, ha rilevato la condizione delle prostitute nelle case del sesso. Il Pussy Club, aperto nel 2009 vicino a Stoccarda, consentiva anche gang-bang e sesso senza preservativo. Circa 1.700 gli uomini che si sono recati all'inagurazione si sarebbero inoltre lamentati perché le donne dopo poche ore, non erano più "utilizzabili". Sono spesso rumene attirate da uomini che le promettono lavoro ma che poi le chiudono nei bordelli.



Secondo l'inchiesta, vivono da recluse e possono uscire solo a pochi metri dal locale, scortate da guardie. Costrette a trattenere la maggior parte dei loro guadagni per pagare la loro stanza. Tra loro c'è Alina, scappata da un villaggio povero della Romania, dove suo padre abusava di lei. Rahel Gugel, professoressa di diritto nel lavoro sociale presso il Baden-Württemberg Cooperative State University, dichiara che molte di loro hanno subito abusi sessuali da bambine. Sono traumatizzate, tossicodipendenti e vengono spesso stuprate o uccise. Vorrebbero uscire dal giro se potessero.

Cosa fare in merito alla proposta - Ci sarebbe da chiedere ai politici e ai tanti favorevoli se, inoltre, accetterebbero che i loro famigliari si prostituissero in nome di questa libertà femminile di cui parlano. Infatti, a chiedere la "legalizzazione della prostituzione" non è un progressista, anche perché molti vorrebbero le case chiuse per occultare l'immoralità di queste donne. Dunque, chi si nasconde dietro false retoriche non chiede altro che il ripristino di un vecchio caposaldo patriarcale. Questo perché a parte la schiavitù e l'emarginazione, le case chiuse sono nate quando il sesso prematrimoniale era probito. Fino alla legge Merlin era usuale portarci il figlio per "trasformarlo in uomo". Infatti, molti italiani, almeno una volta nella loro vita, hanno frequentato una prostituta e i clienti in Italia sono 9 milioni. Molti sono sposati e pagano ragazzine coetanee delle figlie. Gli stessi che si disperano se la loro figlia ha già un fidanzatino o che vorrebbero conoscere tutti i suoi amici maschi, affinché la trattino come una principessa. Non si possono riempire le tasche dello Stato sulla pelle delle donne. L'immagine delle prostituta libera di gestire il suo corpo e il suo lavoro non esiste in una società maschilista.