La sentenza della Corte Costituzionale di ieri sera, 24 giugno, sicuramente lascerà strascichi di polemiche e contestazioni. A dire il vero, sentendo le parti in causa, o meglio i loro legali, tutti sembrano soddisfatti delle motivazioni che hanno spinto i giudici ad emettere una sentenza che ha accolto, solo parzialmente il ricorso. Infatti i giudici hanno definito illegittima e quindi incostituzionale la norma che bloccava gli aumenti contrattuali per tutti i 3 milioni circa di lavoratori statali. L'anomalia è che la sentenza non sarà retroattiva, ma valida solo per il futuro, quindi i contratti da oggi si possono dire sbloccati, potranno essere adeguati all'aumento del costo della vita come indica l'ISTAT.

In pratica la Corte ha ammesso che il blocco non era dovuto, che gli statali ci hanno rimesso di tasca loro e non per loro colpa di, ma ha anche detto che ormai il passato è passato, tutto quello che è perso, è perso.

Differenze con la sentenza pensioni:

Qualche mese fa invece, la Corte Costituzionale per una vicenda simile, cioè quella del blocco delle pensioni dichiarò di nuovo la incostituzionalità della norma e sancì che i pensionati a cui erano stati negati gli aumenti e che quindi avevano perso dei soldi, sarebbero stati risarciti anche per il passato. I motivi di differenti interpretazioni sono vari. Dopo la sentenza ci si chiede come mai, la stessa Corte, chiamata a giudicare due emendamenti della stessa Legge (la Legge Fornero), dello stesso decreto (il "salva Italia" di Monti) e della stessa tipologia (il blocco degli adeguamenti di stipendi e pensioni all'inflazione) abbia prodotto due sentenze di condanna ma con esiti diversi.

Motivo uno, il pressing della componente politica:

Prima il Ministro Padoan e poi l'Avvocatura di Stato, hanno chiesto a ripetizione alla Corte Costituzionale di tenere in conto nel sentenziare, dei danni che avrebbe causato l'eventuale condanna a risarcire tutti gli statali per gli anni di blocco. Gli avvocati dello stato hanno anche stabilito che una condanna sarebbe costata 35 miliardi di euro ai conti pubblici, un disastro.

Tecnici e fonti varie hanno però detto che la stima dell'Avvocatura era eccessiva e che serviva a persuadere i giudici ad una sentenza mite (come è stata). I Giudici, almeno è quello che sembra, hanno salvato il Governo da un possibile crack, condannandolo di fatto solo a sedersi al tavolo delle trattative con gli statali per rivedere i contratti in vigore.

Motivo due, le differenze tecniche tra le due sentenze:

Se per le pensioni, la Corte ha bocciato la Legge Fornero ed il suo blocco in tutto, per gli statali no. Infatti per la sentenza di ieri, la Consulta ha ammesso che in un periodo di crisi qualche taglio va pur sempre fatto, ma sterilizzare i contratti non è legittimo. Ha di fatto bocciato la sterilizzazione dei contratti, il mancato aumento. C'è poi il fatto che tagliare le pensioni per contributi che il pensionato ha messo da parte da lavoratore, non è uguale a tagliare aumenti di stipendi di norma più alti di quelli del mercato privato. Infatti è sulla contestazione che la norma andava contro l'articolo 36 della costituzione, quello che dice che il cittadino deve avere una equa retribuzione, che la Corte ha preso le distanze, stabilendo che per gli statali la retribuzione fino ad oggi concessagli era perfettamente in linea con il lavoro svolto e perfettamente in grado di consentire al lavoratore ad alla sua famiglia una vita dignitosa.