L'omicidio dei due giornalisti tv in America lascia lo spazio per alcune considerazioni “a caldo”. Innanzitutto si ripropone un'antica e mai risolta questione, inerente la sfera della psiche umana. Non parlerò, se non limitatamente, dell'eccesso di armi in giro, problema non solo americano, contro il quale lo stesso Presidente Obama sta spendendo il proprio impegno e sul quale problema si può solo dire che, se si compra un'arma, prima o poi la si userà, anche nel modo più sbagliato.

È come comprarsi una moto per poi essere costretti a tenerla nel box.

Una volta parcheggiata la moto nel box, non si riuscirà eternamente a resistere alla voglia di usarla per cui, se si sa già di non poterla usare, tanto vale non comprarla, stando fuori dalle tentazioni. Tra le categorie che più convivono con il possesso di armi ci sono gli eserciti: il più incoffessato segreto dei militari di carriera, costretti ad addestrarsi per una vita, è quello di potere entrare in azione, prima o poi. È davvero frustrante il puro “tenersi pronti”, in stile “Deserto dei Tartari”.

Non occorre scomodare gli eserciti, per affermare questo concetto: basti pensare alle guardie giurate (“gli sceriffi”), che stazionano davanti alle banche o ai centri commerciali. Prima o poi sperano che accada qualcosa, dato che è nella natura umana sperare di vivere “il proprio momento”.

Il proprio momento: lo si aspetta tanto ma, soprattutto, non si desidera che passi inosservato.

Da tale bisogno psichico nasce la necessità, sempre maggiore nella civiltà mediatica, di diventare famosi, magari usando la scorciatoia di apparire come onnipotenti protagonisti di fatti di sangue.

Basta un'arma

L'autonominarsi primattore di certi fatti, con il potere di lasciare in vita o di dare la morte, è sempre più diffuso.

Quando non ci si poteva “esibire” sui social, si andava a cercare una “vittima” conosciuta, in modo da fare ricadere sull'omicida parte della notorietà della vittima. Per tale motivo venne ucciso John Lennon nel 1980 o ci fu chi sparò al presidente Reagan nel 1981 (confessando poi di averlo fatto “solo per diventare famoso”).

Adesso si ricorre alla “diretta” tv o social, a partire dalle lugubri rappresentazioni messe in onda, o in Rete, dai tagliagole dell'Isis. È di ieri la notizia dei due stupratori, con tanto di “vanteria” social, oppure non è infrequente che qualcuno ponga in Rete “l'impresa” di usare velocità autostradali in città.

In tempi dove l'impresa più difficile è proprio quella di “apparire” interessanti, a costo di commettere cose scontertanti per la loro idiozia, si potrebbe prendere in considerazione l'idea di diventare “famosi” facendo semplicemente il proprio eroico e silenzioso dovere di individui e di cittadini. Un muro sporcato di vernice, in una sera di noia, verrà riverniciato, non lasciando traccia. Un muro riverniciato da un ragazzo, perché qualcuno lo ha sporcato, fa più notizia.

C'è da pensarci.