Ascoltiamo sempre più spesso politici dichiarare di essere nuovi e di non avere nulla a che spartire col vecchio che è sempre rappresentato dagli 'altri'. Bene. Si rendano comunque conto anche loro che, in una Italia in piena crisi economica e motivazionale, in un Paese in cui i giovani, se non vogliono restare disoccupati, devono andare all'estero, il loro operato finisce con l'aprire sempre di più quella falla fra due diverse generazioni che sempre più spesso vede i nonni contrapposti ai nipoti, con i più giovani che vengono nutriti dagli anziani.

IL CONFLITTO GENERAZIONALE

Oggi sono numerosissime le famiglie che vanno avanti solo grazie alle pensioni percepite dai nonni che avevan lavorato per maturare un livello contributivo adeguato a consentire loro di trascorrere una vecchiaia serena. Mai avrebbero immaginato che quei soldi sarebbero serviti a comprare il latte o a mandare a scuola i loro nipoti.

In un Paese in cui erano i figli ad aiutare i genitori vi é stato un completo rovesciamento della prospettiva. Qualcuno, poi, dovrebbe anche chiedersi quale sarà il futuro quando i nonni, non ci saranno più e diventeranno anziani i padri, che la pensione non l'avranno mai perché non hanno lavorato o non lo hanno fatto per quanto richiesto.

Recentemente èstato rilevato un leggero allentamento della morsa della disoccupazione, ma se andiamo a guardare bene questo ha riguardato solo gli over 55, marcando ancora cifre impressionanti fra i giovani. Conseguenza diretta sarà che, con l'invecchiamento del mondo del lavoro e col ridursi in patria della base lavorativa giovanile, verrà meno il necessario ricambio generazionale, mettendo così a rischio la ripresa anche sul lungo periodo.

Non si può vivere di idee vecchie e superate, non si possono bloccare i concorsi per le assunzioni dei giovani, non é con contratti che costringono al continuo precariato che si risolve il problema, é così che si finisce con l'avere la classe dirigente più anziana d'Europa. Perché i giovani dovrebbero lottare per la ripresa di questo Paese se questo Paese, con le proprie istituzioni politiche, non si preoccupa di loro?

Che siano per primi i politici a dare il buon esempio non tradendo il giuramento di fedeltà alla Costituzione ed ai cittadini che li hanno chiamati a rappresentarli.Oggi quello che si chiede da più parti é, in sintesi, una rivoluzione generazionale, ben sapendo che questo cambiamento deve essere guidato, programmato, gestito nella sua continuità.La sfida da vincere non é dunque quella di evitare che i giovani vadano all'estero per fare nuove esperienze, ma quella di convincerli - con iniziative a loro convenienti - a restare, evitando al contempo spaccature che possano allontanare gli interessi dei giovani da quelli dei genitori.

CHI DEVE FARE E COSA

L'Italia ha bisogno di essere governata in un quadro politico limpido, guidata da persone in grado di rompere con i laccioli che li vincolano ad interlocutori poco affidabili, espressioni di interessi personali e di lobby.

Anni di plagio, di una sottocultura che ha visto prevalere spesso la furbizia all'onestà, l'ignoranza alla preparazione, le conoscenze al merito, ci hanno stancato.

Basta coi vantaggi per chi evade le tasse o per chi si fa tutelare con leggi costruite ad arte per non contribuire al benessere comune. Basta con le iniquità e la vessazione dei soliti noti. I servizi si possono avere solo se contribuiamo tutti in modo equo.Chi governa deve pensare al futuro dei figli di questa Patria, non al suo. Deve, cioè, essere pronto anche a fare scelte difficili ed impopolari, il suo dovrebbe essere l'unico posto da precario: é ai suoi governati che dovrebbe garantire un futuro.Sveglia allora giovani! Varchiamo i confini delle idee e non quelli fisici.

Che l'estero resti tale, un insieme di posti dove passare le nostre vacanze. Facciamo noi grande questa nostra Patria, quella dei nostri padri e dei nostri nonni. Avi che hanno lottato per farla e per renderla grande.