I problemi del Mezzogiorno d'Italia vengono da lontano e sono ben conosciuti. La mancanza di un adeguato sviluppo economico e industriale in vaste aree del Meridione è all'origine di intollerabili livelli di disoccupazione e, conseguentemente, di una povertà diffusa che la grande crisi degli ultimi anni ha contribuito solo ad aggravare. La situazione di cronica arretratezza e di disagio ha indotto le persone ad emigrare fin da quando è stata realizzata l'Unità d'Italia. Nel corso dei decenni, i flussi migratori provenienti dal Meridione si sono indirizzati prevalentemente verso i paesi dell'America del Nord e del Sud, la Germania e il Nord Europa, nonché l'Italia Settentrionale.

Anche se con alti e bassi, l'abbandono del Sud Italia è sempre stato costante. Ciò significa che in queste aree la situazione di disagio non è venuta meno neanche nei periodi di sviluppo economico generalizzato di cui anche il nostro Paese ha beneficiato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ciò che preoccupa maggiormente è l'emigrazione intellettuale in atto negli ultimi anni, perché priva i territori delle persone più valide ed in grado di cambiare le cose.

A partire dal Secondo Dopoguerra, per cercare di rimuovere le cause di arretratezza del Meridione, fu costituita la Cassa per il Mezzogiorno che aveva l'obiettivo di colmare il divario tra il Nord e il Sud del Paese promuovendo lo sviluppo industriale attraverso massicci finanziamenti pubblici ed incentivi a fondo perduto alle imprese.

Tuttavia, benché questa politica sia stata perseguita per molti anni, i risultati sono stati deludenti. Infatti, al Nord la ricchezza pro capite continua ad essere doppia rispetto al Sud e qui molte delle fabbriche costruite grazie agli incentivi sono state chiuse o non sono mai entrate in funzione (le famose cattedrali nel deserto).

Il ruolo delle mafie

Purtroppo, le migliaia di miliardi di lire erogate “a pioggia” dallo stato attraverso la Cassa per il Mezzogiorno, finendo per lo più nelle mani della criminalità organizzata, sono servite poco per lo sviluppo economico. Nel frattempo le lobby politico-mafiose hanno combattuto e occupato le istituzioni dello Stato italiano, piegandole spesso ai loro voleri.

Di conseguenza, hanno fatto crescere a dismisura la spesa pubblica, diventando sempre più potenti attraverso di essa. In vaste aree del Meridione la politica è diventata la prima industria e la criminalità organizzata, che prospera anche grazie alle connivenze con essa, spadroneggia sempre di più. Tutto ciò ha favorito l'assistenzialismo e moltiplicato le truffe ai danni dello Stato. In altre parole, le mafie e le lobby stanno progressivamente invadendo spazi vitali dello Stato, rendendo fittizie la democrazia e la libertà.

Si consideri che le mafie italiane sono ormai potenze economiche con innumerevoli diramazioni nazionali (soprattutto nel ricco Nord) ed internazionali. Mafia siciliana, 'ndrangheta calabrese e camorra operano nello spaccio della droga, nel traffico internazionale delle armi, nel settore dello smaltimento dei rifiuti.

A livello locale, poi, continuano a svolgere attività di estorsione impedendo una normale attività imprenditoriale. Purtroppo, il fallimento delle politiche per il Sud è la dimostrazione che lo sviluppo economico non può essere imposto dall'alto. Perché si realizzi, è necessaria l'esistenza di condizioni sociali che lo favoriscano. Le cose cambieranno veramente solo quando lo Stato riuscirà a dare come diritto ciò che le mafie danno come favore.