Già molti docenti meridionali, a partire dalla fine di giugno, avevano immaginato l'epilogo della loro situazione professionale e lavorativa che di lìa poco li aspettava. Una vita di studi e di sacrifici, tra lauree, corsi abilitanti, Sissis, Master post - universitari, quindici o più anni di "sano" e "onesto" precariato ecc., per andare poi a fare l'insegnante a 1000 chilometri da casa, quasi come i condannati a morte o gli esiliati. "L'esodo di massa", pensato e ideato da Renzi era il retaggio, forse, di una vendetta servita poco alla volta, contro le proteste messe in atto durante questo anno scolastico da parte del 90% circa del personale dell Scuola pubblica.

Forsesarebbe stato più corretto, da parte del Premier, avvisarcidella "transumanza" che di lì a poco ci aspettava, con tutte le conseguenze che ne potevano derivare. Questa verità in parte la conoscevamo un po tutti. Anche il Premier. Da tanto tempo, si sa che gli insegnanti del sud andavano al nord per "arruolarsi", in quanto da un lato le GaE meridionali sono state sempre più affollate e perché il punteggio dei meridionali è sempre stato più alto rispetto a quello dei colleghi del Nord.

Ilpopolo scolastico meridionale. Una "condanna a morte" per il tenore di vita che ci aspetta.

Questa "strampalata" riforma, infatti, è stata, sin dal suo esordio, caratterizzata da molta confusione e scarsa chiarezza.

Quando Renzi, nelle vesti delbravo insegnante, enunciò tuttii punti cardini della riforma, arrampicandosi sugli specchi come un alunno durante una verifica orale, ha evidenziato innumerevoli risvolti che avrebbero intaccato e sconvolto fortemente le vite personali e professionali di molti lavoratori del mondo della scuola. La riforma renziana oggi, alla luce dei fatti, si è rivelata una vera e propria "condanna a morte" per molti quei docenti, i quali si vedranno costretti a lasciare i propri affetti, le proprie famiglie e i propri figli, con il conseguente disfacimento e sgretolamento dei propri rapporti personali, umani e sociali che ne conseguiranno.

Insomma, le scelte di un leader politico condizioneranno in negativo la qualità della vita di molte persone, anchedal punto di vista economico. A tal proposito, ci poniamo una questione e la rivolgiamo al nostro Presidente del Consiglio: Renzi conosce, per caso, il guadagno netto in busta paga diun insegnante? 1.200,00 euro in media.

Si può realmente pensare di vivere dignitosamente con questo stipendio "da fame" in una cittàdel nord? Noi pensiamoproprio di no. Forse, prima di mettere in atto questa riforma "epocale", sarebbestato meglioadeguare gli stipendi al tenore di vita attuale e, successivamente, si sarebbe dovuto rendere omogeneoil costo di acquisto dei beni e dei servizi in tutte le città italiane, da nord a sud e viceversa. Questa differenza e disomogeneità arrecherà sicuramente un ulteriore disagio,adanno del popolo degli insegnanti coattivamente esiliati, da un Governo che certamente non sarà ricordato per la sua sensibilità e lungimiranza.

Il popolo della scuola pubblica non deve preoccuparsi! State tranquilli! tanto, peggio di così si muore.

A questa paradossale situazione si aggiungere l'incertezza e la mancanza di informazione circa la copertura delle cattedre, sia per l'organico di fatto che di diritto. Ancora oggi molti insegnanti, sperando di avere buone notizie dalle FAQ ministeriali, non sono a conoscenza di quando dovrebbero inoltrare la domanda per l'assunzione in ruolo. Ma non finisce qui. Quando si parla di deleghe dobbiamo realmente allarmarci! La nuova riforma della Scuola, infatti, contiene spessoquesta "parolina". Dovremmo forse preoccuparci? Stiamo tranquilli! peggio di così, probabilmente, si può solo morire.