I dati cominciano a farsi inquietanti per una comunità che ha sempre amato definirsi tranquilla. Diverse risse da “Far West” nel volgere di poche settimane, in prossimità di locali e piazze - l’ultima nella notte fra venerdì e sabato - e una ragazza sfregiata al volto, con una bottiglia rotta, sono segnali evidenti di uno stato di disagio diffuso tra giovani e meno giovani, fra nisseni e “non nisseni”. Se a tutto ciò si aggiunge anche il dilagante fenomeno dello spaccio di stupefacenti - basti pensare agli oltre cinquecento grammi sequestrati negli ultimi tempi dalla polizia e al crescente numero di segnalazioni all'Autorità giudiziaria - il quadro diventa ancora più critico per il cuore della Sicilia.

Un “cuore” sempre più sofferente. Una realtà già in affanno fra mille incertezze, per un’ormai cronica carenza di prospettive, per una politica sempre più distante dal cittadino, in un territorio ancorato alla speranza di un cambiamento che, col passare degli anni, sa sempre più di utopia.

Le pensioni d’oro dello zolfo e la ricchezza “congelata”

Caltanissetta non è più quella dell'amaro nè delle centinaia di pensioni d'oro dello zolfo, che sono sempre meno, ma tengono ancora in piedi le finanze di un massiccio numero di famiglie: oggi il commercio boccheggia, l'imprenditoria arranca, e se non fosse per l'esercito di stipendiati pubblici, sarebbe forse già da tempo tutto più problematico. Eppure gli sportelli bancari non si contano più.

Qui c'è ricchezza, dicono gli osservatori attenti di lungo corso, quelli che conoscono bene uomini, personaggi e cose. Ma è una ricchezza - non di pochi - prevalentemente "congelata" nei conti, negli investimenti del mattone, nella paura di sbagliare. E quella città che un tempo sembrava cullare sogni di gloria, che puntava su un ateneo universitario tutto suo, sulla capacità di erogare servizi a tutta la Sicilia sfruttando la centralità, oggi vive uno dei momenti più bui della propria storia su più di un fronte.

I buoni e i cattivi non hanno nazionalità nè religione

Poi c'è il capitolo immigrati. I pro e i contro ormai hanno creato fazioni “estremiste” anche sui social network. Qui c'è uno dei centri d'accoglienza più grandi del meridione, che significa anche lavoro e sopravvivenza per molti. E c'è anche questione della convivenza fra "mondi" culturali e ideali diversi, tutt’altro che semplice.

Ma non si può neppure generalizzare: i buoni e i cattivi non hanno nazionalità né religione. Se qualcuno pensa che la soluzione stia lì, che senza immigrati Caltanissetta sarebbe il paese delle meraviglie, probabilmente si sbaglia.

Città nella "palude", quasi cinque giovani su dieci non lavorano

Il nemico numero uno di questa terra è sempre stato e continua a esserlo uno solo. Si chiama disoccupazione, quel "cancro" sociale che uccide giorno dopo giorno la dignità di una persona, che la rende schiava della propria condizione, che favorisce malcontenti, condotte illecite e malavitose, che fortifica i mafiosi. Il Nisseno è la capitale italiana della disoccupazione giovanile, con percentuali sconcertanti: fra 25 e 34 anni non lavora il 45,9%, primato negativo.

Inoltre fino a 24 anni resta a casa il 48,7%. E' quanto emerge dalla classifica elaborata da Manageritalia su dati Istat, diffusa nel 2014. Complessivamente Caltanissetta è alla posizione numero 106 su 110. Bisognerebbe cominciare ad affrontare questa colossale emergenza per sperare in un futuro migliore e, forse, più tranquillo per la città di Caltanissetta.