Sembra esserci una linea sottile, ma forse neanche troppo, a separare la discussione informata, razionale e pubblica, che contraddistingue una democrazia parlamentare dall'ostruzionismo politico a oltranza che fa perno sul formalismo delle istituzioni. Non è cosa nuova nella politica italiana osservare casi del genere, al fine di rallentare i lavori parlamentari e non permettere uno svolgimento più lineare delle mansioni legislative, eppure questo ulteriore esempio che ci viene proposto da un non ancora sopito Calderoli, rimette in evidenza quanto di poco democratico e corretto ci possa essere nelle manovre politiche di palazzo.

Il tutto è reso ancora più scottante dalla rilevanza della discussione parlamentare in merito alla riforma costituzionale avviata dal Governo.

La reazione del presidente Grasso

Lo stesso presidente del Senato ha commentato i ben 82 milioni di emendamenti presentati dalla Lega "un'offesa alla dignità delle istituzioni" (fonte Ansa). Difficile non essere d'accordo, soprattutto se poi si pensa che molto spesso una delle prime critiche che si muove alla politica italiana e ai suoi rappresentanti è proprio quella di perdersi in miriadi di discussioni e compromessi in sedi di commissione che portano a risultati mai del tutto precisi. Ebbene, nessuno può certo dire che la qualità di una democrazia ricada interamente nella velocità con cui si prendono i provvedimenti, né dal tempo impiegato per la discussione, perché ciò che fa la differenza non è solo la quantità delle voci che intervengono ma anche (e soprattutto) la qualità degli interventi.

Pertanto, 82 milioni di emendamenti sembrano eccessivi per una politica che ha comunque il bisogno di andare avanti e prendere delle decisioni. Un blocco così forzato della discussione parlamentare finisce per impoverire il confronto politico e la democrazia stessa, lasciando al di fuori dei luoghi di potere la sensazione che la partita che si stia giocando è molto più legata agli interessi dei partiti e delle poltrone, piuttosto che dei cittadini.

Le istituzioni democratiche e le loro formalità rappresentano un meccanismo contro l'opportunismo e sono volte a garantire una regolamentazione dei rapporti interni alla politica e non, al contrario, uno strumento che, così utilizzato, conduce alla sterilizzazione della discussione in merito alle proposte presentate.