Oriana Fallaci divide ancora l'opinione pubblica; in seguito al massacro parigino avvenuto il 13 novembre scorso, i libri della grande e controversa giornalista e scrittrice toscana, tornano con successo nelle librerie e vanno a ruba, i giornali la tirano in ballo a torto e a ragione, tra gli opinionisti televisivi c'è chi si appella alle "profezie" della Fallaci per giustificare le proprie posizioni in merito all'Islam integralista e dimostrare, alla luce dei numerosi attacchi terroristici di oggi che non sono rivolti solo al mondo occidentale, la loro veridicità e chi le rigetta giudicando quelle "profezie" deliranti.

Una cosa però è certa: Oriana Fallaci, la si ami o la si odi, non è stata e non verrà mai ignorata.

Una polemista spietata

Merita rispetto e considerazione una donna coraggiosa e anticonformista, che sapeva profondamente di ciò che parlava grazie alla sua lunga esperienza sul campo, a differenza di molti giornalisti di oggi che straparlano sulle seggiole e poltroncine di uno studio televisivo: ha militato nella Resistenza contro i Nazisti sin da ragazzina, è stata corrispondente nella guerra in Vietnam, in Sudamerica e in Medio Oriente, ha ricevuto onorificenze dall'esercito, non ha risparmiato nessuno, né la destra, né la sinistra, non ha avuto timore di affrontare con vigore lo ayatollah Khomeini nel suo palazzo in Iran.

Infangata e al contempo venerata dall'opinione pubblica, la Fallaci è stata una polemista spietata, motivo di scandalo per i censori, che ha denunciato la paura del mondo occidentale di non essere abbastanza allineato e servile nei confronti dell'ideologia dominante, di essere scomunicato attraverso l'esilio morale e la debolezza dei governi cosiddetti democratici, che però ricattano i cittadini.

I libri dell'autrice toscana maggiormente venduti sono "Le radici dell'odio", "La rabbia e l'orgoglio" e "La forza della ragione", in cui si afferma la natura religiosa della guerra attuata dal fondamentalismo islamico, l'odio che hanno nei confronti dell'Occidente per quello che è, in seguito agliattacchi terroristici dell'11 settembre 2001. La Fallaci, senza scadere nell'invettiva autoreferenziale o nella ricerca nella visibilità mediatica, si scaglia con toni feroci e ruvidi contro la melassa buonista (basti pensare ad esempio alle concessioni, a seguito di una Fatwa emanata dal Tribunale della Sharia della Gran Bretagna, che la stessa Gran Bretagna ha attuato nel 1999 a favore degli islamici, abolendo le festività natalizie e pasquali), le seduzioni del politicamente corretto, la mancanza di interventi legislativi efficaci a livello governativo, l'accoglienza indiscriminata, suscitando inevitabilmente, molte polemiche.

Il perché della jihad

Non renderci conto che qualcuno ci fa la guerra anche per imporre la propria civiltà e non capire perché vuole annientarci è un errore, come quello che fu commesso con Nazismo. Noi probabilmente non vogliamo comprendere quanto la jihad sia carica di ideali e di fede, sanguinari e terribili, ma che servono secondo loro a realizzare l'utopia in terra, sognando il ritorno al codice della Medina del 627, società di Dio che punisce gli infedeli, sgozzandoli. Noi occidentali invece sappiamo sussultare ed animarci negli stadi, per il vincitore di un reality, ad un concerto, davanti un personaggio famoso, schiavi di un materialismo e di un individualismo estremi, di un atropomorfismo esasperato.

La politica nostrana si divide, non sa ancora bene come affrontare la questione, mentre gli jihadisti lo sanno benissimo, avendo già istituito il califfato omayyade nella penisola iberica, attivo dal 929 al 1031 e il sultanato sotto la guida di Maometto II detto il Conquistatore.

Tuttavia è bene precisare che per Oriana Fallaci non esisteva un Islam moderato, in quanto sono tutti i musulmani a non volersi integrare nei Paesi occidentali i quali, in nome del multiculturalismo, considerato dalla Fallaci una "panzana", consentono ai loro ospiti di fare come se fossero a casa loro.